19 Aprile, 2024
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Bracciano: un condominio inondato dal fango, autorità latitanti, responsabilità fantasma

Dalle fogne? Dal CoBIS? Dagli alieni? Il fango dopo la tempesta. C’è chi lo spala, chi lo pesta. Chi resta. E fa la conta dei danni, ma non sa a chi portare il conto. E soprattutto come riparare (la causa di) quei danni. Inondazioni, emergenze sanitarie, disastri urbanistici, intrico di responsabilità. Se qualcuno se le accollasse.

Si scatena l’annunciato acquazzone estivo e in due ore un condominio alle pendici del centro cittadino si trasforma in una pericolosa nauseabonda palude. Non è Liguria, non è Irpinia, non è Calabria, è comprensorio sabatino, ridente lacustre Lazio, che all’umidità e ai temporali è pur avvezzo. Come si sta in un metro di fango? Nel Bel Paese abituato alle alluvioni e al day (che diventa mezzo secolo) after affrontato rimboccandosi maniche fuori dalla grazia del “pubblico” aiuto, una storia di inondazione e di burocrazie straripate e accumulate come i detriti del temporale, non sembra assurda. Eppure c’è chi resta allibito. Come i residenti del condominio di Via delle Ferriere 14 a Bracciano, una costruzione di quattro piani che si erge nei pressi dell’Auditorium comunale, ex lavatoio resturato meno di dieci anni fa, e della Asl locale.

Una storia simbolica dell’indifferenza e della fragilità dei servizi pubblici, sadico gioco dell’oca zoppa. Quando lunedì 10 agosto scorso le piogge torrenziali hanno avuto inizio, in Via delle Ferriere è subentrato un nuovo panico, che sembrava stampato solo nei titoloni mediatici, e geograficamente improbabile da quelle parti, l’alluvione. Tra le 12,30 e le 14 del 10 agosto la pioggia ha prodotto in una manciata di minuti una cascata d’acqua limacciosa, che esondando dal retro dell’Auditorium e procurandosi con veemenza un varco nel muro perimetrale posto tra il fianco dell’Auditorium e il muro di cinta di alcune abitazioni private, si è riversata con forza inaudita direttamente nel cortile/parcheggio antistante al palazzo. Qualche secondo e il cortile è stato invaso da mezzo metro di acque (che i tombini non hanno potuto assorbire) mentre il fiume alimentato dalla cascata e a stento trattenuto dal cortile, si è infiltrato nel palazzo, allagando completamente gli scantinati, i garage, e un’abitazione privata nel seminterrato. Rimasto bloccato dalla pressione dell’acqua all’interno della casa, l’inquilino è riuscito ad uscire dopo l’intervento dei vigili del fuoco, che hanno drenato via l’acqua appena arrivati (con le pompe a disposizione, minuscole e inadeguate, per ammissione dei vigili stessi). Allarme rientrato, una calamità inspiegabile, classico caso da statistica? Residuo dell’accaduto i volti sconcertati, il sudore sulle fronti e mezzo mentro di fango e scorie organiche e non di ogni tipo da scrostare via, badili e pazienza alla mano. Quiete dopo la tempesta? No, qui la vicenda diventa notizia e si complica. Come nella migliore tradizione italiota le autorità competenti latitano e i problemi persistono. Interpellati immediatamente per una perizia sulle origini della cascata causa dell’inondazione, gli uffici comunali rispondono che c’è poco personale e che bisogna aspettare, qualunque cosa accada, “anche se crolla il palazzo comunale” dicono ad un’inquilina che vive e lavora presso il condominio di Via delle Ferriere. Benché il condominio abbia subito una vera e propria calamità naturale, non esistono soccorsi tempistici. Passano 24 ore, i condomini decidono di fare in ogni caso, da prassi, un esposto al comune nella speranza che anche i pompieri abbiano fatto contemporaneamente rapporto al comune, per trovare un tecnico della sezione urbanistica che fornisca lumi e possibili soluzioni. I tecnici non si manifestano, ma arrivano le 18.30 circa dell’11 agosto e la pioggia ricomincia poderosa, la cascata torna a scrosciare nel cortile. Chiamati i vigili del fuoco fanno questa volta un controllo e ipotizzano le cause. La cascata potrebbe generarsi da un guasto nelle fognature o nelle condutture del CoBIS (creato e gestito interamente dagli anni ’80 da ACEA, il Consorzio del Bacino Idrico Sabatino – Anguillara Sabazia, Bracciano, Manziana, Oriolo Romano e Trevignano – CoBIS, gestisce una rete fognaria circumlacuale che si estende per 30 km e che ultimamente è stato sotto i riflettori per la denuncia di sversamenti di acque infette in aree limitrofe al lago). Passate, mentre scriviamo, altre 24 ore, di tecnici neppure furtiva ombra. Alcuni residenti interpellano l’ACEA per avere contatti senza filtro con il CoBIS (del quale nel frattempo non esistono tracce, neppure nella terra promessa di Google). Ma il filtro c’è, e incastrata c’è tutta la lordura di un sistema chiuso in se stesso e senza risorse. Dopo un’ora abbondante di anticamera telefonica al num. 800130335, l’ufficio preposto ai guasti risponde e non riesce a fornire un contatto diretto con il CoBIS. Solo dopo vari tentativi e preghiere ai vigili urbani di Bracciano, si recupera contatto umano con il CoBIS (esiste!), che non ha ancora avuto nessuna notizia da Bracciano in merito al disastro di Via delle Ferriere, ma che promette di fare accertamenti.

Pomeriggio del 12 agosto. Il fango in parte eliminato in parte in paciosa secca tra le auto del cortile di nuovo popolato, attende. Ma di tecnici pubblici o almeno ufficiali ancora neppure l’odore. Né sembra giunta notizia al sindaco o a qualcuno della sua giunta, né tramite carabinieri né tramite vigili del fuoco. I residenti, che hanno approntato autonomamente una sorta di diga per evitare una terza inondazione, sono in allarme. Se si tratta di acque scure o fognarie il rischio è anche igienico-sanitario. E se il plausibile guasto non viene individuato e riparato la prossima banale pioggia potrebbe ridipingere il devastante habitat da trincea alluvionata che nelle ultime ore è divenuta routine per chi abita e lavora in Via delle Ferriere. Dove intanto, come in tutta Bracciano, la spazzatura occhieggia sparsa in strada, cordolo sempre più massiccio, sotto fulmini minacciosi o cieli radiosi, a seguito dello sciopero degli operai della nettezza urbana che protestano a diritto dopo la mancata firma del contratto tra Comune e Bracciano Ambiente e dell’accordo per l’erogazione regolare degli stipendi. Bracciano Ambiente commissariata, Comune sotto indagine della Corte dei Conti, il monte monnezza si sposta, da Cupinoro alle vie della cittadina.

Si aggiungono il pericolo di una strada, Via delle Ferriere, la cui pendenza bislacca, modificata dall’ultima frettolosa asfaltatura legata al mini boom (abusivo) edilizio della zona nonché all’inaugurazione del parco pubblico ora chiuso, provoca durante le piogge intense, torrenti d’acqua su asfalto che sommergono i passanti già minacciati dalle auto che divorano la salita a tutta velocità scansando le vetture in sosta selvaggia; le falle di un sistema di scolo delle acque che non funziona e avrebbe bisogno di lavori ingenti, per i quali il comune non ha fondi; l’inerzia degli uffici pubblici, che non hanno competenze né personale e ad agosto non hanno neppure (bisogno) di scuse.

Ai cittadini il compito di spurgare tombini e creare barriere (magari piccole bastiglie con i sacchi di munnezze abbandonati?) e vedette in clima di tempeste, mentre tornano le temperature alte e i liquami fognari si insinuano non troppo garbati tra cortili e asfalto, i sacchi dell’indifferienzata sorridono ai monsoni lacustri e domenica ricomincia il mal tempo. Per evitare una tragedia si potrebbe scrivere al Prefetto, suggerisce qualcuno nel condominio ancora in ansia. Qua si aprono solo fascicoli e intanto noi facciamo la fine del topo, rispondono altri. Di topi in effetti non solo ombre, ma anche corpi, e tanti, vivi o carogne, naturalmente pronti a fare nido nel nuovo cortile in-fognato. Dove sta il diritto (alla salute, all’informazione etc etc)? Nella casella vuota. Del gioco dell’oca zoppa.

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Sarah Panatta

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