Governatori in ordine sparso dopo il decreto del governo, Zaia e De Luca i più ‘rigoristi’.
In Abruzzo, Marsilio chiede un allentamento
Il decreto che ha sancito la mappa delle restrizioni per le feste di Natale, funestate dal Covid, è legge: dal 24 dicembre al 6 gennaio, nei giorni festivi e prefestivi dunque tutta l’Italia diventerà zona rossa e mentre nei giorni feriali sarà arancione.
Ma sarà veramente così? Tra le Regioni c’è fermento, alcuni governatori protestano e chiedono più restrizioni, altri come l’abruzzese Marco Marsilio, chiedono un allentamento. E qualcuna potrebbe arrivare ad emettere provvedimenti più duri di quelli nazionali.
Capofila delle proteste, come spesso accade, Vincenzo De Luca: “la Campania non sarà zona gialla nemmeno per i pochi giorni a ridosso delle feste”, ha detto senza mezzi termini. E infatti l’Unità di Crisi della Regione questa mattina ha confermato le limitazioni già in vigore con la zona arancione. Rimarrà valida l’ordinanza regionale del 10 dicembre, con controlli degli arrivi e limitazioni alla mobilità sul territorio, provvedimenti di chiusura temporanea di specifiche aree e negozi chiusi. “Immagino che sarete tutti entusiasti dopo le decisioni del governo nazionale – ha rimarcato polemicamente De Luca – Io non ho capito niente, si apre e si chiude, giallo, rosso, arancione, non si è capito niente”.
Prima di lui era stato il governatore veneto Luca Zaia a prendere provvedimenti quali la chiusura dei confini comunali dalle 14 nel periodo compreso tra il 19 dicembre e il 6 gennaio. “Il grande tema – aveva spiegato anticipando il decreto – è di regolamentare i flussi tra i territori comunali. E’ una sorta di zona arancione ‘ridotta’ perchè dà la concessione fino alle 14 di muoversi tra i comuni”.
“Mentre in Consiglio dei Ministri approvano un decreto-legge per chiudere tutta l’Italia, mettendo sullo stesso piano le Regioni in cui la diffusione del contagio è in diminuzione e quelle dove invece crescono ricoveri e Rt, l’Abruzzo si ritrova ad essere l’unica Regione in arancione”, ha affermato Marsilio. “Avevamo chiesto – aggiunge – di prendere atto dei dati positivi che registriamo da settimane, per poter sfruttare almeno alcuni giorni in zona gialla e dare respiro all’economia e possibilità di movimento ai cittadini. Invece, dal ministero solo assordante silenzio, nessuna risposta nel merito e ottusità burocratica”.
Di “confusione” ha parlato invece Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia. “Credo che in un momento come questo, estremamente difficile per i cittadini e per le imprese, l’unica cosa che non serve è la confusione. E io ho paura che in questo decreto ce ne sia abbastanza”. “E’ stato deciso di fare la zona rossa – ha aggiunto – che ogni tanto diventa arancione, una zona rossa che può fare uscire due persone per andare a trovare qualcuno con figli con meno di 14 anni. Adesso voi capite che se papà e mamma vanno dai genitori con un figlio di 15 anni, non lo possono portare e lo devono lasciare a casa da solo”.
Ad appellarsi al buon senso dei cittadini è invece il presidente della Puglia Michele Emiliano: “Contiamo sul fatto che i pugliesi, i ragazzi ma non solo, che rientrano dal Nord verso la Puglia sappiano quello che devono fare”, e cioè il test nelle 72 ore prima della partenza e “quando arrivano, non catapultarsi ad abbracciare nonni e genitori”.
Esclude invece misure più restrittive, il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini: “Non ne abbiamo bisogno, il decreto è già restrittivo”, ha affermato.
Per maggiori aperture infine è il ligure Giovanni Toti: “ritengo che sia un’ingiustizia che si cambino le regole in modo ulteriormente restrittivo, anche dove se ne potrebbe fare a meno”.
(Agi)