L’agone ricorda il maestro Beppe Vessicchio
Classe 1956, era nato in un quartiere di palazzine modeste di Bagnoli; da bambino, con il fratello e la sorella, hanno giocato tra aghi di ferro dell’Italsider, le vasche d’amianto e l’eternit.
Ma la musica c’era sempre, canzoni napoletane da mettere sul giradischi la domenica e una passione per la musica, la chitarra in particolare, che non poteva studiare, perché al conservatorio non c’era il corso per chitarra. Così, oltre al liceo scientifico, iniziò a frequentare il Conservatorio da uditore.
La sua carriera è stata un pezzo di storia della musica italiana, massimizzata con la presenza silenziosa e preziosa ai tanti Festival della Canzone Italiana.
Beppe Vessicchio ha incarnato l’icona del garbo e della perfezione che ha espresso nel suo modo di condurre orchestre tra le più prestigiose; in un mondo di apparenze, ha curato l’essenziale con un profilo basso, un sorriso timido e composto.
Ha incarnato il volto buono del nostro Paese senza eccessi, senza la necessità della sovraesposizione, marcando la differenza con la sua bacchetta che faceva danzare pacatamente accordando magia musicale.
Se n’è andato in silenzio, quello stesso con cui ha sempre calcato i palcoscenici più prestigiosi, lasciando spazio alla musica, rimanendo sempre al margine di una scena che non era la sua ma che era perfetta grazie a lui.
Compositore e direttore d’orchestra, musicista di talento, rimarrà nei ricordi di tutti per la sua pacatezza, la sua barba austera, i suoi movimenti composti ed eleganti, misurati ed essenziali.
Ci si accorgeva a mala pena quando c’era, eppure lascia uno spazio vuoto che sarà difficile da colmare; come le battute d’aspetto sullo spartito, che pur essendo assenza di suono servono per armonizzare, la sua presenza resterà in quel palcoscenico delle emozioni, di fronte al quale ognuno vorrebbe un posto in prima fila.
Da oggi mancherà quel sorriso timido e genuino lasciandoci più poveri d’umanità; per contro, l’universo armonico resterà impresso da quel tocco unico e misurato che ha trascritto nel pentagramma delle emozioni, una sinfonia indimenticabile.
L’agone, da oltre trent’anni ispirato a raccontare l’eccellenza, non poteva farti mancare il proprio grazie per quello che hai dato e quello che hai lasciato Maestro.
Gianluca Di Pietrantonio, redattore L’Agone


