Questo capitolo del viaggio non è fatto di monumenti o patrimoni UNESCO. È fatto di sguardi, di dettagli, di gesti quotidiani e, soprattutto, di meraviglia.
La bellezza in Cina non è confinata
Durante il mio viaggio, ho scoperto che la bellezza in Cina non è confinata nei musei o nei giardini imperiali. È ovunque. Cammina per strada, scivola fra le vie animate, addolcisce i passanti attraverso il gesto più semplice: un sorriso. Sono le giovani ragazze che passeggiano indossando abiti leggiadri, ispirati alle epoche imperiali. Abiti di seta, ricamati con fiori o draghi. Nei tempi antichi, le donne vivevano confinate, considerate di poco valore e protette dagli sguardi maschili per non subire disonore. Ma oggi, quelle stesse fogge sono diventate il simbolo di libertà ritrovata. Le ragazze posano con grazia davanti ai templi, scattano selfie con tempo spropositati o si lasciano dirigere da professionisti che suggeriscono pose teatrali e affascinanti. Tutto per immortalare un sogno, al costo di circa 200 euro, abito incluso per un giorno. L’Hanfu, l’abito tradizionale cinese indossato prima della dinastia Qing, è tornato di moda grazie ai social e a movimenti culturali giovanili. Il connubio tra passato e presente si nota negli abiti antichi indossati con scarpe da ginnastica e smartphone alla mano. Qui si coglie appieno il significato della frase che molti usano: “La Cina è il connubio fra tradizione e innovazione.” Queste ragazze, vestite come principesse di un’altra epoca, chattano e fanno video in diretta. Il contrasto non è una stonatura, ma la chiave che svela un paese complesso, elegante e sorprendente.
Parlando di vestiario, eccetto l’Hanfu, nulla sembra troppo diverso dal mondo occidentale. Eppure, ad un occhio attento, si nota un’eleganza diffusa, sottile, mai ostentata. Tessuti morbidi, spesso in seta, abiti lunghi o camicette leggere: tutto racconta un senso estetico innato, raffinato e misurato.
“Donne invisibili”
Sotto il sole, però, ecco un’altra scena inaspettata: alcune donne camminano avvolte come l’uomo invisibile. Mascherine, occhiali scuri, tessuti leggeri coprono ogni centimetro della pelle. Non per religione o tendenza, ma per una questione estetica profondamente radicata: proteggersi dai raggi solari per mantenere la pelle bianca e liscia come porcellana, simbolo di bellezza e nobiltà. “Una pelle bianca nasconde cento difetti” è una credenza antica che identifica la pelle chiara come segno di eleganza, ovviamente ombrelli, maniche lunghe e mascherine sono comuni accessori estivi.
In effetti, le donne appaiono spesso giovanissime, con un aspetto fresco e curato che sfida il tempo. Ho notato anche un’altezza crescente tra le giovani generazioni, ma la struttura rimane minuta, aggraziata e una magrezza, estrema, costante ed elegante.
La libertà di espressione estetica è tangibile: nessuno pare turbato da ragazze che passeggiano sole la sera, né da chi sfoggia stili eccentrici. Certo, il calzettone sopra il ginocchio abbinato ai capelli blu elettrico da cosplay può strappare un sorriso, così come i signori con la pancia prominente scoperta per sfuggire al caldo. Ma anche questo è parte della bellezza dell’autenticità.
Ho visto giovani fidanzati per il loro servizio fotografico per le nozze, la curiosità è che in Cina il rosso è il colore della felicità e della fortuna ed è usato nei matrimoni, nelle celebrazioni e perfino nelle decorazioni delle case.
La mutazione genetica EDARV370A
Nessun uomo sfoggia barbe, né i giovani, né gli anziani. La motivazione non è solo culturale (per i cinesi, la barba è sinonimo di trascuratezza), ma anche genetica. La mutazione EDARV370A, risalente a oltre 30.000 anni fa, influenza la crescita dei peli facciali, rendendo il volto naturalmente glabro ed è associata a una sudorazione più abbondante ma meno odorosa, e quindi a una quasi totale assenza di cattivi odori corporei.
Infine, la bellezza è anche nell’aria. Mentre passeggiavo, ho respirato profumi inaspettati, sparsi dai fiori degli alberi lungo le strade. Non solo nei giardini, ma anche nei centri urbani. Magnolia, osmanto, ciliegi: ogni angolo fiorisce e racconta, nel silenzio del profumo, una storia di grazia.
Riccardo Agresti
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