Tutti abbiamo guardato al PNRR come occasione unica per rilanciare l’economia e la coesione sociale in Italia, una pioggia di miliardi tutti insieme per affrontare le criticità di sanità, formazione, lavoro, ricerca, energia, e avviare un percorso di sviluppo diverso, sostenibile.
Purtroppo, a sei mesi dalla sua scadenza, si materializza una dura realtà: è una grande occasione mancata, se nelle previsioni di Bruxelles il PIL di quest’anno cresce solo del +0,4% (rispetto allo 0,7% stimato in primavera); e dopo l’esaurimento di questi fondi europei (peraltro quasi tutti da restituire) torneremo come prima, anzi peggio di prima.
Le cause sono molteplici: tante risorse disperse in mille rivoli senza una visione di futuro migliore e diverso, trasferimento di fondi verso l’industria ed il settore privato (come per la sanità) sbilanciato rispetto agli investimenti nel lavoro e nelle risorse umane, e quelli per la manutenzione del territorio; priorità alla spesa piuttosto che alla sua qualità, dimenticando che i soldi in prestito sono una risorsa soltanto se investiti nello sviluppo che genera nuova ricchezza con cui ripagare il debito e aumentare la qualità di vita dei cittadini.
A queste si aggiungono antiche criticità nella gestione progettuale, lentezze burocratiche e di capacità di spesa che hanno portato a spostare fondi da un progetto ad un altro; ma invece di intervenire, spesso si è utilizzato questo alibi per cancellare progetti “meno graditi”. Come per il clamoroso recente taglio ai fondi per le CER (Comunità Energetiche Rinnovabili, potente strumento per la transizione energetica attraverso, ad esempio, la proliferazione del fotovoltaico sui tetti delle città): hanno ridotto da 2,2 miliardi a soli 795 milioni, colpendo anche chi già aveva avviato le attività e ora si ritrova inspiegabilmente penalizzato, come è avvenuto a molti partecipanti alla CER di Anguillara.
Proprio ad Anguillara è piovuta una valanga di milioni, mai visti prima, con tanti progetti che non rispondono a un approccio sistemico coerente con una “visione” di futuro, che non c’è: come una viabilità molto fantasiosa finanziata con fondi per lo sport, una riforestazione urbana che è una pesante voce di spesa piuttosto che la rigenerazione di un ecosistema, e una piscina comunale senza copertura, con un dispendio enorme di energia per il riscaldamento, la cui gestione sarà un vero problema. La priorità non doveva essere spendere a tutti i costi, ma investire in progetti che cambiassero in meglio la città: è una grande opportunità persa?
Giuseppe Girardi


