5 Dicembre, 2025
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Manovra 2025. Cambiare tutto perché nulla cambi

Ogni anno, in questo periodo, viene reso noto il documento di programmazione economica, la manovra finanziaria, da inviare a Bruxelles per l’approvazione della Commissione Europea. Dietro alle cifre che vengono scritte e alla loro distribuzione nei vari settori, c’è però la strategia del governo per il prossimo triennio, e non si parla solo di strategia economica, ma dell’idea che il governo stesso ha dei propri cittadini, di come questi devono vivere ed affrontare il quotidiano, barcamenandosi tra il proprio salario e i pregi e i difetti dello stato sociale. Salta agli occhi l’analisi di Massimo Baldini e Stefano Toso su Lavoce.info (16/10/2025) sui dati pubblicati dall’ISTAT lo scorso 14 ottobre, sull’andamento della povertà in Italia. Il dato assoluto ci dice che nel 2024 le persone povere in Italia erano 5,74 milioni, praticamente le stesse del 2023, ma sensibilmente di più di quelle del 2014 che erano  4,1 milioni.

Di fronte ad una condizione del genere, ci si sarebbe aspettati una maggiore sensibilità agli aspetti sociali del fenomeno, maggiori investimenti sulla sanità, sull’istruzione,  e su tutti quei servizi a cui queste persone non possono accedere. Sarebbe stato necessario, già da tempo, un nuovo patto sociale per ridurre la piaga della povertà, stiamo parlando di un italiano su dieci. Le parti sociali criticano fortemente la manovra, la considerano asfittica, 16 miliardi di euro sono molto al disotto di quello che sarebbe necessario per rendere più giusto e più equo il Paese. Le critiche provengono non soltanto dalle organizzazioni sindacali, il segretario della CGIL Landini ritiene che la politica salariale è praticamente assente, i lavoratori italiani hanno, in negativo, una forte disparità salariale rispetto ai loro colleghi europei e inoltre, non sono ancora riusciti a recuperare il potere di acquisto che l’ISTAT certifica in una perdita netta del 10.5% tra il 2019 e il 2024.

Anche il presidente degli industriali Orsini (Avvenire, 13 ottobre 2025) non è convinto della manovra, al giudizio positivo sull’operato di Giorgetti in tema di contenimento dei conti pubblici, si accompagna la forte critica sulla mancanza di investimenti senza i quali il Paese non crescerà e quindi non avrà risorse da ridistribuire.  Insomma, la manovra non piace a nessuno e sembra figlia dell’immobilismo del governo che a fronte di un attivismo forse eccessivo sul tema della legalità (inasprimento delle pene, creazione di nuovi reati,…) appare invece privo di idee sui temi che favoriscano la crescita dell’economia e che migliorino le condizioni delle classi meno abbienti. 

Salvatore Scaglione

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