Il 24 ottobre si è celebrata la Giornata internazionale dell’azione per il clima, per rilanciare l’urgenza della lotta ai cambiamenti climatici e promuovere azioni concrete per la sostenibilità. Il pensiero va subito alla COP21, la conferenza delle Nazioni Unite tenutasi a Parigi nel 2015 che ha fissato obiettivi ed azioni per arrestare la crisi climatica puntando all’abbandono progressivo dei combustibili fossili, causa principale delle emissioni di anidride carbonica, e del conseguente innalzamento della temperatura terrestre che ha effetti devastanti e catastrofici sull’equilibrio atmosferico e del sistema ecologico, e in fin dei conti sulla vita di tantissimi popoli. La questione non è soltanto ambientale, ma soprattutto sociale e culturale, e chiama in causa l’attuale assetto economico mondiale basata su un consumismo sempre più irrazionale, sullo spreco di risorse naturali, generando squilibri, aumento della distanza fra ricchi e poveri, e alla fine facendoci sprofondare in conflitti armati devastanti e raccapriccianti, impensabili solo pochi anni fa. Abbiamo visto il peggio che la società ci potesse mostrare, atrocità d’altri tempi sovrapposte ai grandi interessi finanziari.
Possiamo uscirne malissimo, con il sopravvento dei più forti e lo schiacciamento di popoli e diritti, oppure puntando ad un nuovo equilibrio mondiale nel solco della sostenibilità. Oggi il principale ostacolo è la guerra, che sposta risorse dall’ambiente all’economia, dalla transizione ecologica si passa alla transizione bellica, e si torna a petrolio e carbone, oltre che gas.
Un grande uomo politico, non dirò chi, 50 anni fa diceva: «Occorre contrastare alle radici e porre le basi del superamento di un sistema che è entrato in una crisi strutturale e di fondo, non congiunturale, di quel sistema i cui caratteri distintivi sono lo spreco e lo sperpero, l’esaltazione di particolarismi e dell’individualismo più sfrenati, del consumismo più dissennato». Oggi la chiamiamo “economia circolare”, che vuol dire cultura del “non spreco” e rispetto dell’ambiente, modificare a fondo il sistema industriale e produttivo, limitare l’estrazione di risorse naturali attraverso riuso e riciclo di oggetti e materiali, sostenere nuovi stili di vita sicuramente migliori e più soddisfacenti. Di tutto questo si deve tornare a parlare, non solo una tantum il 24, perché la pace che tanto invochiamo di questi tempi si raggiunge per davvero proprio attraverso la riconversione ecologica.
Giuseppe Girardi


