5 Dicembre, 2025
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Arginare la desertificazione economica: il progetto AURI comunale.

Nel rapporto di Confesercenti di inizio anno emerge un dato catastrofico: in Italia siamo vicino ad un’apertura a fronte di 3 chiusure di piccole attività, il peggiore da dieci anni a questa parte. Colpa del rallentamento dei consumi, della carenza di credito, della curva demografica, a cui si aggiungerà presto l’effetto dei dazi. Lo stesso Draghi ha ammesso al Senato che l’Italia -sbagliando strategia- ha attuato in questi 20 anni una svalutazione interna tagliando i salari e la spesa pubblica, per rimanere competitiva sulle esportazioni. In parole semplici: se pago di meno l’operaio che produce un prodotto che poi vendo all’estero, riuscirò a venderlo a un prezzo più conveniente e a piazzarmi sul mercato con un maggiore ritorno economico (almeno nel breve periodo). Questo è accaduto perché l’euro, a differenza della lira, non si può svalutare e quindi si è deciso di tagliare i costi di produzione a partire dai salari, invece di incentivare -magari con agevolazioni al credito delle imprese- gli investimenti per aumentare la produttività. Nonostante i sacrifici fatti dagli italiani, la stretta economica volta al “raggiungimento forzato” del saldo primario statale (differenza fra entrate ed uscite dello Stato al netto del pagamento degli interessi sul debito), non ha raggiunto i risultati sperati e il debito pubblico italiano non è affatto diminuito.
Così, solo fra gennaio e dicembre dello scorso anno sono spariti 61.634 esercizi a fronte di appena 23.188 nuove imprese del commercio. “Un problema enorme sia sul piano economico sia sul piano sociale. Purtroppo, fino ad ora si è fatto nulla o poco per porre un’argine alla scomparsa dei piccoli negozi”, sottolinea Patrizia De Luise, presidente nazionale di Confesercenti. Il rischio di trasferire il totale controllo della distribuzione commerciale a pochi monopolisti e alle grandi multinazionali è elevato. Nel 2014 le aperture erano state 43.324, pari a poco più di 118 al giorno, mentre nel 2024, il ritmo giornaliero di iscrizioni si è ridotto a 63,5, quasi la metà.
Davanti a questo cupo scenario occorre chiedersi quali possano essere le soluzioni percorribili, non solo per rallentare il trend ma per invertirlo e mantenere vivo il nostro tessuto economico, specie nei piccoli centri urbani che si stanno spegnendo lentamente.
In questo contesto un percorso realizzabile può essere quello del Progetto AURI. Un sistema fondato sulla vera natura della moneta, basata sulla fiducia dei cittadini che la accettano e la utilizzano per gli acquisti locali. Infatti la moneta, cartacea o digitale, non essendo più legata all’oro dal 1971, viene oggi accettata solo per convenzione. Da qui si potrebbe partire per creare una moneta legata al valore del territorio per incentivare gli scambi, e quindi il potere d’acquisto di chi la utilizza con importanti benefici per le imprese locali. Una moneta che per convenzione ha lo stesso valore dell’euro, 1 auri = 1 euro.

Cristian Pelliccioni

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