5 Dicembre, 2025
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Scuola, un campo aperto

La scuola sembra essere diventata un luogo di scontro. Docenti che hanno perso fiducia verso un lavoro che è considerato più una missione che un mestiere. Studenti amareggiati per la mancata continuità didattica, per programmi che sembrano non rispettare il monte-ore stabilito, per edifici che non garantiscono il funzionamento dei servizi offerti. Molti i docenti che faticano a conciliare i percorsi di formazione in università e le lezioni in classe, con un investimento di tempo e denaro che non si sa quali opportunità potrà offrire. Numerosi gli insegnanti che hanno sostenuto la prova scritta del concorso PNRR2 a febbraio e che sono in attesa della convocazione per la prova orale, senza sapere se la loro perseveranza sarà ripagata a causa dei pochi posti a bando. È così che questo sistema alimenta un sentimento di frustrazione: nei docenti che si ritrovano in università nelle vesti di studente e nei giovani che ci appaiono come dei “vecchi” perché non trovano quella spinta e quel supporto necessaria coronare i loro sogni. I docenti sono sempre più stanchi; entrano in classe e spesso si sentono smarriti e fuori posto. Una sorta di “sindrome dell’impostore” generata da un sistema che fa sentire i docenti non ancora tali e che li porta a conseguire abilitazioni per poter insegnare. Di conseguenza gli studenti, privati di un centro che li porti a pensare in modo costruttivo, si sentono in dovere di far sentire le loro ragioni, ma a modo loro. Leggiamo talvolta che ricorrono alla forza, con superficialità o con consapevolezza, scatenando fenomeni di bullismo e cyberbullismo o episodi di violenza contro i loro stessi professori. Contro quelle figure che dovrebbero stimare e di cui sembrano aver perso fiducia. È necessario che la scuola ritrovi quell’equilibrio adatto a veicolare un messaggio di amore per la conoscenza, per il prossimo e per quei modelli che sembrano ormai diventati dei vecchi busti marmorei impolverati e dimenticati.

Aurora Milana
Redattrice L’agone

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