14 Dicembre, 2025
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Quando si parla bisognerebbe farsi capire

Il cumulo delle conoscenze Γ¨ ormai talmente vasto cheΒ nessun essere umano puΓ² dire di sapere tutto. Geni eclettici e multiformi del passato come Leonardo da Vinci oggi non potrebbero esistere a meno di non occuparsi di un solo aspetto del sapere umano.

A mano a mano che la cultura umanistica e scientifica acquisiscono conoscenze,Β si eleva il grado di specializzazioneΒ degli uomini che contribuiscono a costruirle, gestirle e diffonderle.

Molti sono gli esempi che si possono fare. Probabilmente, se due medici come un cardiochirurgo e un endocrinologo si parlassero utilizzando il lessico tipico delle loro specializzazioni non si capirebbero pur essendo entrambi laureati in medicina.

Tutti abbiamo avuto l’esperienza di parlare con avvocati, notai, medici, meccanici, informatici, esperti di comunicazione o sportiviΒ capendoΒ poco o nulla del loro discorsoΒ quando utilizzavano il paniere dei termini tecnici.

Esistono poi gruppi d’interesse che ricordano molto le tribΓΉ nelle quali vivevano i nostri antenati, e che utilizzano nell’ambito della lingua italiana unΒ set di parole e di espressioni gergali ai piΓΉ incomprensibili.

Ricordo come da giovane Ufficiale veterinario fui assegnato alla Scuola Militare d’Equitazione di Montelibretti. La piΓΉ grande difficoltΓ  che ebbi all’inizio non fu con i cavalli ma fu quella di capireΒ cosa dicessero i CavalieriΒ quando parlavano tra loro in un gergo in cui molte delle espressioni utilizzate non erano presenti nei vocabolari di lingua italiana oppure avevano un altro significato.

Si stima che le parole italiane siano circaΒ 2 milioniΒ ma che se ne utilizzi in media un numero enormemente piΓΉ ridotto che si aggira intorno alleΒ 250.000. L’italiano medio utilizza abitualmente circa 2.000 parole.

Oltre ai vocaboli italiani la nostra lingua ha piΓΉ o meno ufficialmente adottatoΒ lemmi inglesiΒ o addirittura vocaboli dalΒ greco antico e dal latinoΒ ma anche dei modi dire.

Le motivazioni di questa complessitΓ  sono dopo tutto molto semplici da comprendere. La conoscenza del gergo e delle parole utilizzate da gruppi di interesse sono ilΒ primo e piΓΉ importante segno d’apparenza. Basta frequentare i gruppi Facebook o ascoltare i membri di una qualsiasi associazione per capire cosa intendo dire.

Il secondo motivo per cui spesso professionisti e professori utilizzano un linguaggio raffinato e forbito Γ¨ perΒ dimostrareΒ a chi attonito li sta ad ascoltareΒ che loro sono molto ferrati nella materiaΒ di cui sono cultori. Basta vedere con quale grafia i medici scrivono le prescrizioni per comprendere questa affermazione.

Esiste anche chi utilizza un linguaggio incomprensibile ai non addetti ai lavori perchΓ© molti dei concetti che esprimeΒ non gli sono completamente chiari.

Esiste anche quella che ormai viene definita la β€œsupercazzola”, ossia il parlare senza dire nulla.

Ad onor del vero ci sono anche grandi esperti di materie complesse che hanno ilΒ dono naturale, ma coltivato con cura,Β di far capire a tutti argomenti molto difficili. Questi personaggi sono iΒ veri creatori e depositari del sapere, e sono quelli che ritengono che il diffondere la cultura sia la loro mission principale.

L’uomo attraverso il linguaggio ha potuto farΒ evolvere il suo complesso cervelloΒ e dominare la natura. Il comunicare nelle piccole tribΓΉ ancestrali, che poi sono evolute in cittΓ  e nazioni, ha permesso all’uomo di ottenere il benessere che oggi ha raggiunto ed Γ¨ stato un potente antidoto perΒ dominare la sua natura ferina e distruttiva,Β tenere a badaΒ la sua innata aggressivitΓ Β eΒ cooperare per il bene comune.

Di tentativi di avere una lingua universale l’uomo ne ha fatti alcuni, come quello nel mito della Genesi (11, 1-9) conosciuto con il nomeΒ Torre di Babele, il tentativo di diffusione delΒ latinoΒ ai tempi dell’Impero romano, delloΒ spagnoloΒ quando la Spagna fu una potenza coloniale e dell’ingleseΒ ad opera dell’impero britannico.

Ad oggi Γ¨ la linguaΒ β€œpiù” universale che conosciamo Γ¨ ancora l’inglese.

IlΒ piccolo grande mondo della produzione primaria di latte e carneΒ utilizza un ben definito set di parole e molti termini gergali.

Mi capita spesso di dire a giovani neolaureati in medicina veterinaria, produzioni animali o scienze agrarie che prima di insegnare qualcosa agli allevatori Γ¨ bene cheΒ imparino il loro linguaggio e i loro modi di dire, compresi i tanti termini dialettali che arredano le conversazioni agricole e zootecniche in ogni angolo del nostro paese.

Chi alleva gli animali per la produzione di cibo per l’uomo Γ¨, di fatto,Β una piccola grande tribΓΉΒ che dialoga spesso utilizzando le opportunitΓ  che mette a disposizione l’ecosistema digitale come leΒ App di messaggistica tipo WhatsAppΒ e iΒ social mediaΒ e gli eventi in presenza come leΒ Fiere e i convegniΒ che spesso organizzano le associazioni o le ditte.

Dove la produzione primaria pecca, perchΓ© completamente assente, Γ¨ ilΒ dialogo con la gente comune, soprattutto con quelli che vivono in cittΓ , con i giornalisti, con gli accademici di discipline umanistiche e scientifiche, e con la classe medica.

Presi dal complicato fare quotidiano non ci accorgiamo di quantoΒ strano, complesso e incomprensibileΒ sia il dialogo che si svolge nella tribΓΉ della produzione primaria e di chi fornisce loro prodotti e servizi.

A volte utilizziamo involontariamente e in assoluta buona fede termini come ad esempioΒ β€œgabbie per i vitelli”, β€œautocatturanti” eΒ β€œscartare un animale” che prestano un facile fianco a chi di denigrare gli allevamenti ne ha fatto una professione e un profittevole business.

Quello di cui stiamo parlando vale anche per molti deiΒ politiciΒ che siedono in Parlamento e in Senato e che, con le loro azioni, prendono decisioni che condizionano la nostra vita quotidiana e il nostro futuro.

Sono loro a dover capire quando noi parliamo. I Ministri, ma anche i membri delle Commissioni della Camera e del Senato e i Capo Gabinetto,Β non sono quasi mai specializzatiΒ nella materia di cui si devono occupare in un governo della Repubblica Italiana.

Il linguaggio che meglio comprendono Γ¨ quello che utilizzano quando devono parlare alla popolazione attraverso i media.

Frasi brevi, sempliciΒ e pronunciate con quella cantilena che Γ¨ ormai diventata bipartisan perchΓ© utilizzata indifferentemente dalla sinistra e dalla destra. Sono veramente pochi i politici che fanno eccezione e non utilizzano ilΒ linguaggio populista.

Esistono poi gruppi di persone colte, che comunque hanno un ruolo di orientamento sociale e politico, che amano il linguaggio forbito e complesso che gli serve anche per accreditare chi vuole comunicare loro qualcosa.

LaΒ stampa e le televisioni, ovviamente quelle generaliste, sono alla perenne ricerca degliΒ scoop, perchΓ© Γ¨ con essi che si vendono i giornali e aumentano gli ascolti televisivi.

LaΒ retorica del povero allevatoreΒ che lavora H24 anche nei giorni di festa per fare buon cibo per la gente non fa piΓΉ notizia.

Come ha ben spiegato RenΓ¨ Girard nel suo saggio β€œIl capro espiatorio”, gli atteggiamenti vittimari sono funzionali a creare β€œcapri espiatori” e l’allevare gli animali da cibo oggi Γ¨ forse quello che attrae chi del creare capri espiatori ne ha fatta unaΒ missione di vita e un lavoro.

In conclusione, quello che, secondo noi, va fatto Γ¨:

  • Quando la produzione primaria deciderΓ  che, al di lΓ  dei dialoghi privati che fa con le persone che vanno a visitare le loro aziende, Γ¨ giunto il momento diΒ raccontare gli allevamenti su vasta scala, Γ¨ bene che decida conΒ quali linguaggiΒ parlare agli interlocutori.
  • Lo stesso dovrebbe fareΒ l’industria lattiero-caseariaΒ e iΒ Consorzi di tutela.
  • La gente comune, i politici, i giornalisti e i β€œsalotti buoni” utilizzanoΒ linguaggi spesso molto differenti.
  • Dialogare o entrare in polemica con gli attivisti vegani e con alcuni movimenti presunti animalistiΒ non serve a nullaΒ in quando non sono in genere disponibili a capire e dialogare ma solo affermare i loro pregiudizi (confirmation bias).
  • La classe piΓΉ colta della popolazione italiana che ha a cuore la salute dell’uomo e il futuro del cibo naturale, se vuole farsi capire e non solo dimostrare di sapere le cose, quando si rivolge alla gente deve utilizzare unaΒ retorica comprensibileΒ e tagliata su misura per il pubblico che vuole raggiungere.
  • In ogni caso quello che va narrato deve essere solo e null’altro cheΒ la veritΓ Β perchΓ© β€œle bugie hanno le gambe corte” e con il detto non detto non si va da nessuna parte.
  • E per concludereΒ non ci sono argomenti tabΓΉ di cui Γ¨ meglio non parlare.Alessandro Fantini

 

 

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