29 Aprile, 2024
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Calcio, il brutto momento della Juventus

Dimenticate questioni di tifo e bandiere, qui non c’è spazio per gli abbasso e gli olé. Qui si prova a ragionare sul caso-Juventus in maniera obiettiva, leale, schietta. Qui c’è da dimenticare il passato, l’avvocato Agnelli e Villar Perosa, Sivori e Patini, Charles e Scirea. Siamo al presente, intriso di stracci bagnati, per esempio quelli del viterbese Bonucci, che chiude i rapporti e porta il sodalizio bianconero in tribunale. Siamo al caso Pogba, che quando Carlo Tavecchio lo irrise chiamandolo “Optì Pobà” tutti prima risero, poi mandarono al rogo l’ex presidente federale accusandolo di razzismo e oggi puntano il dito accusatorio proprio sul transalpino, che cade su una buccia di banana chiamata testosterone. La vecchia signora appare stanca, incapace di rialzarsi e sopravvive a cause perse in partenza, come il caso legato agli ingaggi, più o meno in nero, più o meno artefatti, più o meno barzotti. A difenderla il presidente federale Gravina, che nei proclami di difesa sottolinea il blasone del club, la storia, la bacheca. E fin quando sarà così, il fiume di parole sarà sempre in piena. E’ il calcio, funziona così, prendere o lasciare. Che se una qualsiasi azienda non legata al football avesse vissuto certi affari l’avrebbero chiusa, sigillata, cancellata dal Rec. L’unica nota delicata è quasi da libro Cuore, a proposito della causa intentata da Bonucci. L’ex capitano ha precisato che qualsiasi cifra dovesse scaturire in suo favore, sarà devoluta a Neuroland, l’associazione che sostiene le famiglie dei bambini ricoverati nel reparto di neurochirurgia pediatrica dell’ospedale infantile Regina Margherita di Torino e Live onlus. A volte, da un male può venir fuori un bene.
Pietro Paolo Dorigo

 

 

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