27 Aprile, 2024
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La difficoltà di una militanza

Voglio essere uno dei “militanti severi”, come li chiamava Francesco Guccini ai tempi dell’Avvelenata. Militare nel Pd è sempre più difficile, specialmente per noi, figli del PCI, dove la linea ufficiale del partito, nei giornali, alla radio e alla tv, era una sola mentre tutti noi iscritti discutevamo democraticamente nel chiuso delle nostre sezioni, spesso con forte spirito critico, anche nei confronti del segretario generale, ma tutto rimaneva all’interno dei locali, si chiamava “Centralismo democratico”.                                                        I segretari generali erano eletti al termine dei congressi nazionali, la discussione era, a cominciare dalle sezioni, tra tesi, poi con Occhetto si discusse per Mozioni. Gli iscritti alle sezioni eleggevano i delegati al congresso provinciali che eleggeva i delegati al congresso regionale e i delegati al congresso nazionale… che al mercato mio padre comprò! Non c’erano ovviamente le correnti, ma c’erano diverse aree di pensiero che tentavano di imporre i propri delegati per eleggere un segretario della propria area, che sarebbe diventata la linea ufficiale del partito, l’unica nei giornali, alla radio e alla tv.                                                                                                                            Lo dico subito, non ho nessuna nostalgia per quel grande partito del secolo scorso ma sono fiero di averne fatto parte e di aver contribuito alla sua trasformazione, perché sono sempre stato convinto che fosse dalla parte della ragione, era una parte di popolo che aveva ragione e che bisognava stare lì dentro, contro il potere, così duro da scalfire e contro l’estremismo di destra e di sinistra che ci circondava e non voglio nemmeno fare paragoni, troppo tempo ci divide da quel tempo, tutto è cambiato. Voglio soltanto ribadire che militare nel Pd è sempre più difficile. I luoghi di discussione della base sono stati sostituiti o sormontati dai social, in cui tutti possono parlare (e continuo a pensare che la cosa è positiva perché il confronto fa chiarezza, soprattutto tra le differenze). I dirigenti possono esprimere liberamente le loro opinioni utilizzando qualsiasi strumento d’informazione (e continuo a pensare che la cosa è positiva perché più sono le voci, più si creano spazi di consenso). Il segretario nazionale è eletto anche da chi non è iscritto (e continuo a pensare che la cosa è positiva perché anche i votanti hanno diritto a partecipare alla formazione del gruppo dirigente di un partito cui hanno dato il consenso alle elezioni). Poi arriva il rovescio della medaglia e allora sui social iniziano infinite discussioni tra di noi, che arrivano fino al pubblico insulto, spesso interrotte dall’applauso dei nostri avversari politici emulati da qualche nostro dirigente che si affanna a intervenire contro i dirigenti del nostro stesso partito… pensando di salvarsi. Con le primarie aperte, il segretario nazionale è votato anche da quelli che, una volta da destra e una volta da sinistra, immaginano un partito diverso da quello che hanno sempre odiato e che non sarà mai come vogliono, fortunatamente, aggiungo io, ma con la drammatica conseguenza che a ogni cambio di segretario nazionale c’è sempre un pezzo che va via. I giornalisti poi fanno il loro mestiere, che è quello d’informare, ci sono quelli di destra che per prima cosa difendono i loro partiti di riferimento e poi ci informano sulle ragioni che tengono unita la coalizione di centro-destra, poi ci sono i giornalisti di sinistra… o meglio quelli che si ritengono neutrali, spiegandoci che un giornalista non deve essere né di destra né di sinistra, loro per prima cosa attaccano la destra e poi ci informano quali sono le differenze e le contraddizioni tra le numerose anime del variegato mondo della sinistra, frutto di una ricerca giornalistica di alto livello e di grande professionalità.                                                                                                                                                                  Ho cercato di spiegare, leggermente frastornato da tanta confusione, il perché di una cresciuta difficoltà di militanza, aggiungo però che fino a quando il Pd sarà il partito di massa che conosco, una comunità di persone che lavorano quotidianamente, spesso in silenzio e con grossi sacrifici (una storia che non viene mai raccontata) per migliorare la condizione di tutti i cittadini, specialmente quella dei più disagiati, degli ultimi, io sarò da quella parte, spero utile testimone di una grande esperienza collettiva, di quella parte di popolo che continua ad avere ragione, in compagnia della storia che mi ha preceduto, di quella che ho vissuto e continuo a vivere, di quella storia che continua a guardare verso un futuro ancora tutto da costruire.

Lorenzo Avincola     

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