27 Aprile, 2024
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Berlusconi, i funerali di Stato, le polemiche e spiccioli di politica

L’ultimo padre della Patria che abbiamo seppellito è stato Sandro Pertini

 La parola lutto nazionale per Silvio Berlusconi ha scatenato le polemiche di una fetta della Sinistra e in una parte dell’opinione pubblica, che non ce la fa a pensare che l’ex premier dovesse essere omaggiato con funerali di Stato e lutto nazionale, non rivestendo alcuna peculiare carica pubblica (funerali di Stato e lutto nazionale sono due cose diverse, ma che possono essere legate alla medesima morte).

Un pezzo di Michele Serra qualche giorno fa cercava di spiegare la posizione di questa fetta d’Italia, assai consistente, con queste parole, nelle conclusioni: “Il vero punto che pesa, nel giudizio profondo su di lui, è dunque la dismisura”.

Rispetto. Non lutto nazionale

“Non sopporto quelli che si vantano”, diceva sempre mio padre (di destra). In fondo, è tutto lì. Tutto spiegato. Tutto già detto. Compreso il fatto che per me, e per molti altri italiani, il giorno dei funerali è stato un giorno di rispetto e di silenzio. Ma non di lutto nazionale. Chi lo rimpiange come un padre della Patria, sappia che la mia Patria è un’altra”.

Il rettore di Siena Montanari, polemico fino all’inutilità personale, aveva reso noto che non avrebbe partecipato a tale ossequio, non mettendo le bandiere dell’Università a mezz’asta, quale forma di protesta personale; e molti altri si sono già uniti, fino a creare un’ala di sdegno, che non sappiamo su quanti esponenti può contare al grido di Berlusconi non è il mio Presidente.

Un passo indietro. L’ultimo padre della Patria che abbiamo seppellito in Italia è stato forse Sandro Pertini, e anche sulla sua figura alcuni da destra potrebbero discutere. Nessuno, se non qualche patetico “pretoriano”, parla di Berlusconi come di un padre della Patria, ma semmai di un figlio perfetto di questa Patria, con i suoi pregi e i suoi difetti. Al netto delle eventuali collusioni con la mafia, adombrate e forse perfino probabili ma non provate nonostante una sequela di processi lunga da qui all’ateneo di Siena, Silvio rappresenta una tipologia di italiano medio che in qualche modo ci appartiene, anche se possiamo detestarla: successo, calcio, barzellette, donne, simpatia, evasione fiscale, brillantezza.

Un’inattesa empatia

Non sta qui tutto il segreto dell’empatia di Silvio Berlusconi nei confronti della gente, empatia che mi dicono fosse incredibile conoscendolo di persona visto che lui dal primo istante ti trattava non solo da pari a pari ma come il suo migliore amico (forse perfino credendoci, per una sua forma mentis), ma è qualcosa di più recondito, che andava da un lato a scavare in molti il sogno dell’italiano medio che ce l’aveva fatta e dall’altro a sperare che il miracolo italiano potesse diffondersi da Palazzo Chigi a tutti, bastava lasciarlo lavorare, e avrebbe guidato l’Italia come la Fininvest.

La storia ci ha detto che non è stato così e che sono stati degli illusi coloro che gli hanno creduto, forse lui per primo, illusi che comunque ne hanno fatto il Presidente del Consiglio che più a lungo ha governato nella storia della Repubblica italiana, con 3339 giorni in carica (quasi 10 anni), con Giulio Andreotti staccato di circa 2 anni, un’eternità.

I figli, le amanti

Che Berlusconi non sia un padre della patria è evidente a tutti, credo pure ai suoi 5 figli e alle sue tante amanti. Che sia una figura importantissima, per una lunga serie di motivi, nella storia politica italiana, ma più ancora nel costume, è altrettanto evidente, e duole che Michele Serra ne faccia una questione di principio disconoscendo non la sua figura, che è criticabile sotto 1200 profili, ma il suo stesso ruolo nell’ultimo trentennio.

Parlamento chiuso

Funerali di stato hanno avuto Spadolini, Leone e Fanfani (contrario al divorzio, unico fra i politici italiani), fra gli altri, alcuni politici lo rifiutarono, prima fra tutti la famiglia di Moro, dopo il triste epilogo e quella vagonata di lettere dal carcere. Lutto nazionale lo hanno avuto Leone e Ciampi quali ex Presidenti. Possiamo poi discutere della scelta di chiudere per sette giorni il Parlamento, ma il lutto nazionale è altra cosa, e dovremmo chiederci se nel 2023 ha senso, anche da morto, osteggiare la figura di Silvio Berlusconi poiché lo si ritiene complice, anzi artefice, di tutto il peggio che c’è stato in Italia in questo periodo, dalla mala politica alla cattiva televisione, dal lassismo nei costumi fino ad arrivare ad aver contribuito a modificare in peggio i valori della nostra gioventù.

Fortemente divisivo

Questa forte contrapposizione nella visione della sua figura c’è sempre stata, Silvione era un uomo fortemente divisivo, anche se il suo sogno irrealizzato era quello di piacere a tutti, e soprattutto a tutte.

Comprendo appieno chi non si sia mai ritenuto rappresentato da Silvio Berlusconi quale premier, capisco il disagio per la scelta del lutto nazionale, che però dovrebbe essere contemperata con i 10 anni passati dal Caimano alla guida del Paese. Non una medaglia al valore politico, ma un fatto, come quando nel 2006 danno il pallone d’oro a Cannavaro o l’Oscar a un non eccezionale film americano: non si poteva fare altrimenti.

Fatto avallato dalla scelta, più o meno giusta che fosse, di milioni di italiani in preda per alcuni al sogno delirante di un Paese migliore consegnato a un furbone, milioni di voti che ne determinarono la nomina a premier.

La volontà popolare

Oggi ignorare questo è ignorare quella volontà popolare: se Berlusconi non fu il tuo Presidente (come non fu il mio, ad esempio), fu comunque quello di tutti, idea insopportabile per tanti, fino a diventare protesta sovvertendo le stesse regole cui uno pensava di sottostare, ma che evidentemente non gli piacevano poi troppo, se il suo pensiero scuote il sistema stesso alla base. “Molti amanti della democrazia col tempo scoprono che la democrazia non è fatta per loro”. (cit. Zarko Petan) E la colpa sembra essere di Silvio Berlusconi…

Alessandro Tozzi

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