20 Aprile, 2024
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L’editoriale – La strana scelta di ricordare male la storia

Qualche giorno fa il presidente della repubblica, Sergio Mattarella, è andato a visitare le tombe appartenenti alle vittime dell’eccidio delle Fosse Ardeatine per porgere rispetto e ricordare una delle pagine più oscure della storia italiana.

Il presidente del consiglio, Giorgia Meloni, a sua volta, ha voluto far sapere a tutti la sua “vicinanza” inviando un messaggio che afferma: ”335 italiani sono stati barbaramente trucidati dalle truppe di occupazione naziste come rappresaglia dell’attacco partigiano di via Rasella. Una strage che ha segnato una delle ferite più profonde e dolorose inferte alla nostra comunità nazionale: 335 italiani innocenti massacrati solo perché italiani”.

Non ci sarebbe niente di male se non fosse che quelle persone non vennero uccise perché italiane, anche per via della presenza di una decina di stranieri, ma perché erano dissidenti, ebrei, avversari politici e antifascisti, come ampiamente documentato.

Questa “revisione” storica, di natura strana già di per sé, è aggravata dall’affermazione del presidente del senato Ignazio La Russa, fatta durante un’intervista a Libero, riguardo i fatti di via Rasella.

La Russa, infatti, ha affermato che le vittime dell’attentato, organizzato dai partigiani il 23 marzo 1944, non furono i nazisti, che in quel periodo stavano occupando militarmente la capitale, bensì una banda di musicisti e pensionati.

Ora non si sta dicendo che si è in una situazione simile a quella inquietante rappresentata in “1984”di George Orwell, in cui i libri di storia e le informazioni date dai notiziari mutavano in base alle esigenze del Grande Fratello così da non essere mai nel torto, però è fuori di dubbio che le parole pronunciate da due delle figure più eminenti della politica italiana attuale facciano paura e siano uno spunto di riflessione, proprio perché sembrano voler modificare il ricordo che le persone hanno, non solo, di quegli eventi, ma anche di tutto ciò che è accaduto durante il Ventennio Nero e di ciò che ha provocato di conseguenza, come le uccisioni, le discriminazioni legalizzate e le violenze degli squadristi.

Violenze come quella di Firenze, su cui il governo ancora non ha espresso nulla se non per riprendere la dirigente scolastica “rea” di aver divulgato una circolare in cui denunciava il pericolo fascista.

Un pericolo che non è mai stato affrontato seriamente, che si nasconde in racconti falsi e miti inaccurati, come quello secondo cui questa ideologia è meno grave del nazismo, che si muove di nascosto, che quando esce allo scoperto lo fa per minacciare e spaventare e che si diffonde grazie all’ignoranza.

Si sa… la storia la scrive chi vince e per questo temo che, di storie come queste ne usciranno altre, ma è anche vero che c’è un limite.

Un limite difeso dalla dignità e dal rispetto nei confronti delle persone e, soprattutto, della memoria.

Claudio Colantuono
Redattore L’agone

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