19 Marzo, 2024
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Gli elettori del Pd, all’insaputa, hanno scelto Schlein

Risultato inatteso, sconfitto il favorito Bonaccini

Il 12 marzo l’assemblea del Pd ha proclamato Elly Schlein Segretaria del partito, all’unanimità e con un applauso che è durato oltre tre minuti.
La Schlein, commossa, ha ringraziato tutte e tutti e ha affermato con forza che «bisogna avere cura della relazione umana ancor prima di quella politica. Stiamo risvegliando una speranza e non vogliamo più vedere cacicchi e capibastone. Dovremo lavorare insieme, ne va della credibilità del Pd su cui non sono disposta a cedere di un millimetro».
Significativo l’abbraccio con Bonaccini, eletto presidente del partito, il quale la sera stessa del 26 febbraio congratulandosi con la vincitrice aveva già dichiarato la piena collaborazione in senso proficuo e leale.
Inizia così una nuova fase politica dopo ripetute sconfitte elettorali.
È la volta buona?
Molti se lo aspettano, altri lo sperano, altri sono scettici, una minoranza è indifferente.
Gli scettici ricordano che ne abbiamo avuto 10 di segretari negli ultimi 15 anni e tutti incapaci di cambiamento; perché dunque scommettere sulla buona riuscita di quest’ultimo?
I catastrofisti non intravedono segnali di “conversione” sia nel partito sia in quella fetta di iscritti che ha votato per Stefano Bonaccini. Costoro sostengono valido il principio che è meglio l’usato sicuro, perché “chi lascia la strada vecchia e prende la nuova sa cosa lascia ma non sa cosa trova”.
Gli ottimisti credono invece che i giovani e le persone di buona volontà siano portatori di speranza e credono che nulla sia definitivamente compromesso, anzi è il momento giusto per dialogare e riscattarci dalla deriva nella quale siamo finiti.
Basta che la vecchia “dirigenza” decida di uscire dal proprio “ego” e voglia finalmente mettersi al servizio degli elettori, sul serio e non fingendo.
I fatti
L’affluenza alle primarie ha indicato una possibile strada da percorrere.
Il “sentiment” degli elettori è chiaro; lo “zoccolo duro” del partito è vivo ma silente nelle urne e lo dimostra il risultato delle primarie di domenica 26 settembre, quando, circa, un milione e duecentomila persone, nonostante il freddo e la pioggia, ha votato e ha sovvertito il risultato del 19 settembre, dei soli iscritti al Pd.
Stefano Bonaccini ha ottenuto voti pari al 46,25%, Elly Schlein ha ottenuto voti pari al 53.75%.
Cosa vuol dire questo diverso risultato tra iscritti e non iscritti? Di certo che il partito ha bisogno non di un nuovo segretario ma di un segretario nuovo.
La risposta è chiara e comprensibile. Basta ascoltare quelle persone che si sono allontanate e non votano, che non hanno la tessera in tasca ma hanno il Pd nel cuore e lo hanno detto col proprio voto; vogliono cambiare e chiedono “novità”.
Elly Schlein rappresenta la novità, giovane e donna. Vuole farsi interprete del cambiamento che gli elettori chiedono da troppo tempo e vuole aiutare i disagiati e i tanti giovani come lei che, l’hanno incoraggiata e sostenuta.
Elly Schlein da sconosciuta al proscenio
È necessario un sunto del curriculum vitae non per piaggeria che rifiuto e combatto ma per smentire i tanti “saputelli attempati” che vedono i giovani, agnostici, non preparati, incolti e privi del senso dello Stato.
La Schlein ha la laurea in giurisprudenza presa a Bologna col massimo dei voti, la cittadinanza italiana, svizzera e statunitense, parla e scrive in italiano in inglese, in francese e in tedesco. Ha solo 37 anni con un bagaglio culturale e politico molto nutrito.
Suo nonno materno, Agostino Viviani, è stato avvocato antifascista, senatore del Psi e presidente della Commissione giustizia del Senato.
Da attivista volontaria ha partecipato nel 2008 e 2012 alle campagne elettorali di Barak Obama.
Nel 2013 è stata tra le animatrici del movimento nato all’interno del Pd contro i 101 franchi tiratori che avevano bocciato la candidatura di Romano Prodi alla presidenza della Repubblica.
Nel 2014 è stata eletta al Parlamento europeo. Nel 2020 per le regionali in Emilia-Romagna è risultata la candidata con più preferenze e quindi nominata vicepresidente della regione e assessore con deleghe al welfare e al patto per il clima.
Alle politiche del 2022 è risultata eletta nel Pd alla Camera ed è componente della prima Commissione affari costituzionali della Presidenza del Consiglio e interni.
Sin da ragazza rifugge dalla mediocrità, che, sull’onda del verso di Leopardi “n’assedia e n’affoga”.
La proposta politica
Il programma per la corsa alla segreteria si sovrapponeva in molte parti alle proposte degli altri candidati. Ciò che l’ha distinta è stato il modo, lo stile, la volontà, la determinazione, la passione politica e la capacità di mettersi in ascolto dei giovani e delle categorie dimenticate dal Pd.
Il linguaggio che usa è chiaro e mira a ridare una speranza, un futuro più giusto, accompagnare la società nella conversione ecologica, restituire dignità e qualità al lavoro, cambiare con l’aiuto di tutti il Pd.
Il suo slogan è “Parte da noi” la costruzione di una società più a misura d’uomo; è il nostro tempo e dobbiamo adoperarci se vogliamo che domani il mondo sia migliore.
Di certo però lo slogan e i buoni propositi non garantiscono la realizzazione dei suoi progetti di rinnovamento se la vecchia classe dirigente non collabora con reale e retta dedizione, a favore del paese e del partito.
Insieme si vince, da soli si perde è l’affermazione in voga e spesso ripetuta anche dal Presidente Mattarella.
Il dibattito se è nell’interesse del Paese, non del proprio tornaconto, deve esserci perché le soluzioni di un problema possono essere tante ma al termine dello scontro occorre la sintesi e la condivisione sul da fare.
È tempo di abbandonare personalismi e correnti, dare corso a un dibattito serio e costruttivo se si vuole che il partito torni ad essere di lotta e di governo come lo intendeva Enrico Berlinguer, cioè di opposizione e di governo; dove l’essere di governo deve intendersi il giusto agire per cambiare in modo riformista la società.
È tempo di riprendere il dialogo con i lavoratori e le categorie sociali ed economiche meno abbienti, per un’Italia al passo con i tempi.
È tempo di aprire ai giovani e dare spazio alle loro idee e al loro entusiasmo.
Solo così la speranza può mutare in concretezza e goderne insieme i frutti che verranno.
Franco Marzo

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