28 Marzo, 2024
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Alleanze orientali e una nuova guerra fredda

Le vicende che hanno aumentato la tensione militare in Europa con lo scoppio della guerra in Ucraina, hanno portato sempre di più l’attenzione su un nuova formula, quella di “nuovo ordine mondiale”.
Il presidente Bush padre usò questa espressione nel 1990, riferendosi a una nuova fase di collaborazione pacifica con l’URSS, poi collassata un anno più tardi.
L’assetto dell’equilibrio del terrore della guerra fredda, basato sul MAD (Mutual Assured Destruction)  è venuto disgregandosi con la caduta del muro di Berlino, con la creazione di un nuovo mondo a trazione unipolare, facendo calare un’egemonia totale di quella che è stata la potenza vincitrice: gli Stati Uniti d’America.
È da circa vent’anni che ci risulta difficile immaginare un nuovo blocco di opposizione al mondo NATO, ma nell’ultimo periodo è legittimo chiedersi se questo sistema unipolare stia lasciando il passo ad un nuovo mondo multipolare, che vedrebbe da un lato l’Occidente europeo ed americano e dall’altro il nuovo assetto dei paesi del così detto BRICS a guida russo-cinese.
Putin già nel 2020 al World Economic Forum dichiarava “La Russia non è solo un paese. È davvero una società separata”, non è dunque dal 24 febbraio del 2022 (data dell’invasione russa dell’Ucraina) che si è iniziato a costruire un Limes internazionale.
Dopo l’inizio delle operazioni militari russe in Ucraina, sappiamo quelle che sono state le decisioni delle Nazioni Unite: sono 141, infatti, i paese dall’assemblea dell’ONU ad aver apertamente condannato questo atto di guerra, ma sono ancora numerosi i paesi che continuano a tessere i loro i rapporti con Mosca, come ad esempio Cina e India, ma anche le europee Ungheria e Serbia, creando una spaccatura e tensione diplomatica all’interno dell’”infallibile” gruppo occidentale.
La crisi russo-ucraina non è però di certo l’unico conflitto a preoccupare la NATO.
Lo scontro che ha portato ancora più in alto la tensione internazionale riguarda Taiwan e la Cina, la quale è probabilmente da tempo il traino principale dei paesi anti-occidente.
Singolare è il summit della NATO tenutosi a Madrid nel giugno del 2022 nella quale si è affermato: “la Cina sfida gli interessi occidentali e mina l’ordine internazionale basato sulle regole”.
La repubblica popolare, partner strategico (ma non alleato) della Russia, non ha mai condannato apertamente l’azione militare contro l’Ucraina.
 I paesi del BRICS (alleanza economica-strategica fra Brasile-Russia-India-Cina-Sudafrica) sono i principali paesi che si stanno opponendo alla visione di un mondo unipolare a trazione NATO e non dobbiamo fare l’errore di considerare questi paesi come stati puramente autoritari.
Escludendo l’autocrazia cinese e russa, India, Brasile e Sudafrica non sono di certo dei regimi autoritari ma si difiniscono sulla carte delle democrazie, probabilmente malfunzionamenti ma pur sempre dei poteri non assoluti.
Ma gli attori del BRICS non sono gli unici su cui dovremo puntare la lente di ingrandimento: sempre più rilevanza sta assumendo l’Organizzazione per la Cooperazione Internazionale di Shangai, fondata nel 2001 con 9 paesi membri a guida sempre russo-cinese, in cui vorrebbe entrare anche l’Iran, ponendo fine al suo isolamento internazionale al fine di avere maggiore forza sul tavolo delle trattative per l’accordo sul nucleare.
Forte cooperazione fra i paesi del BRICS e della SCO avviene non solo in campo economico ma anche militare, come dimostrato dalle esercitazioni congiunte avvenute nel 2015 nel mediterraneo.
Lo scorso 15-16 settembre 2022 si è tenuto il Vertice di Samarcanda dei paesi della SCO, nel quale si è ribadito un ritorno al multipolarismo mondiale, ma sono emerse anche una serie di fratture fra i paesi di questa organizzazione, nonostante la sua costante espansione.
Il fatto che la Turchia (la quale non è uno stato membro ma un “compagno di dialogo” dell’organizzazione) non lasci la NATO e l’India sia ben inserita nel QUAD (alleanza indo-pacifica voluta dagli USA) dimostra come questi due paesi, nonostante la loro piena autonomia in campo internazionale, siano ancora troppo legati a Washington per essere fidati alleati di Pechino.
Altra frattura riguarda proprio il conflitto russo-ucraino, il quale è stato condannato da numerosi paesi durante il vertice, e l’India ha inoltre manifestato il suo totale dissenso anche nei confronti delle manovre militari cinesi nei confronti di Taiwan.
Importante poi sottolineare come per Pechino sia più conveniente un cessate il fuoco piuttosto che la prosecuzione del conflitto in Ucraina, la quale è uno snodo essenziale della nuova via della seta.
È dunque legittimo chiedersi: da qui ai prossimi anni, data la prospettiva di un mondo a doppia trazione (NATO-BRICS\SCO), quale sarà il principale paese guida in opposizione all’Occidente? La Russia o la Cina?
Simone Savasta
Redattore L’agone

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