27 Aprile, 2024
spot_imgspot_img

Senza pace non c’è lavoro. E si rischia il blackout totale

Il conflitto bellico porta conseguenze sociali ed economiche gravissime

La guerra in atto tra Russia e Ucraina, nel combinato disposto con le sanzioni adottate da Stati Uniti, Unione europea e altri Paesi, sta producendo effetti devastanti sull’economia a livello mondiale. L’Italia ne sta risentendo in maniera più pesante a causa della dipendenza energetica dal gas russo. Basta guardare all’impennata dei prezzi della benzina, gasolio, GPL e metano, ai rincari nelle bollette della luce e del gas.

Inoltre aumenta il prezzo del grano, stante che Russia e Ucraina insieme ne promuovono il 40% del commercio internazionale. Il nostro Paese importa il 64% del proprio fabbisogno. Importiamo inoltre il 53% del mais necessario per gli allevamenti di bestiame. Va poi sottolineato come il costo del carburante trascina l’aumento dei prezzi di tutti i prodotti.

Rischio “stagflazione”

Mentre la pandemia da Covid non è ancora superata e le ricadute della stessa sono destinate a perdurare a lungo, siamo alle prese con una nuova tragedia portatrice di gravissime conseguenze economiche e sociali. Siamo dentro una “tempesta perfetta” con il rischio di avvitamento dell’economia verso la “stagflazione”: inflazione altissima e insieme crescita bassa o addirittura ferma.

Se questo scenario dovesse pienamente concretizzarsi pagherebbero un prezzo altissimo, oltre a tante aziende destinate alla chiusura, tutti i cittadini.  I salari e le pensioni perderebbero drammaticamente potere d’acquisto e aumenterebbe la povertà.

Posti di lavoro a rischio

L’occupazione subirebbe una contrazione socialmente insopportabile, con la perdita di milioni di posti di lavoro. Già oggi registriamo pescherecci fermi nei porti a causa del caro carburante e l’agitazione degli autotrasportatori che denunciano una situazione insostenibile. Le industrie della ceramica bloccano le attività, insieme ad acciaierie, fonderie, fabbriche di gomma e carta: tutte realtà ormai fuori mercato per i costi di produzione spropositati. Tantissime aziende, per contenere i costi dell’energia, non riscaldano i capannoni dove si produce, facendo patire il freddo ai propri dipendenti. E il peggio è dietro l’angolo, perché analisti ed esperti avvertono come – se non si ricompone rapidamente l’attuale crisi diplomatica internazionale – rischiamo di dover fare i conti, in un futuro prossimo, con blackout energetici e scarsità di cibo.

Gli interrogativi

E’ tempo di porci degli interrogativi e di agire per evitare questi tragici scenari. Premesso che l’aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina va condannata senza “se” e senza “ma”, in questo tragico momento vi sarebbe bisogno di ridare la parola alla politica e alla diplomazia. Il buon senso dovrebbe portare verso una trattativa globale nella quale anche la Nato si impegni a rivedere i propri piani espansionistici.

Il “muro contro muro”, con invio di armi, sanzioni e ritorsioni, sta provocando una radicalizzazione dello scontro e una sua sostanziale espansione. Siamo già in un conflitto mondiale, fortunatamente non segnato da una guerra armata su scala globale, ma in una condizione caratterizzata dal coinvolgimento economico e sociale di tutte le nazioni. In questo contesto, Germania, Francia e altri Paesi che, come il nostro, dipendono dalle forniture della Russia, cercano di trovare una via d’uscita, assumendo un costante ruolo di mediazione. Il nostro Governo invece, si pone come vassallo degli Stati Uniti, non preoccupandosi delle pesanti conseguenze che subiamo come Paese e, soprattutto, non promuovendo le necessarie azioni volte davvero alla riconquista della Pace.

Cesare Caiazza

 

Ultimi articoli