19 Aprile, 2024
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Situazione il 30 Novembre 2020: 16.377 contagi, i morti sono 672

Allarme per la folla dello shopping

Lunghe file per non creare assembramenti all’interno dei negozi: così la prima giornata di zona arancione per Piemonte, Lombardia e Calabria

Nelle ultime 24 ore in Italia sono stati registrati 16.377 nuovi casi di contagio da coronavirus e 672 morti a causa del COVID-19. I ricoverati attualmente sono 36.931 (299 in più rispetto a ieri), di cui 3.744 nei reparti di terapia intensiva (9 in meno di ieri) e 33.187 negli altri reparti (308 in più di ieri).

Sono stati analizzati in tutto 106.021 tamponi: come spesso accade nel weekend, una cifra di molto inferiore rispetto ai giorni feriali. Le persone testate sono state 64.252. È risultato positivo il 12,5 per cento dei tamponi di cui è stato comunicato il referto. Ieri i contagi registrati erano stati 20.648 e i morti 541.

Arriva alla stretta finale il nuovo Dpcm di Natale che già il 2 dicembre sarà illustrato dal ministro della Salute Roberto Speranza in Parlamento assieme al piano di distribuzione dei vaccini contro il Coronavirus di gennaio. Nei pochi giorni che mancano alla stesura del nuovo provvedimento, i governatori già promettono battaglia su più fronti, a cominciare dalla riapertura di bar e ristoranti, senza dimenticare il fronte delle piste da sci, su cui le regioni alpine sperano ancora in una soluzione che tenga aperti gli impianti e salvi almeno in parte la stagione sciistica.

Nella prima giornata di zona arancione per Piemonte, Lombardia e riapertura, in molti hanno approfittato degli sconti per comprare i regali di Natale. Nelle vie dello shopping, come Corso Buenos Aires a Milano i marciapiedi si sono presto riempiti di persone, tutte con la mascherina d’ordinanza. I negozi hanno dovuto comunque rispettare le indicazioni del dpcm per il numero massimo di clienti ammessi all’interno. E questo ha determinato file all’ingresso.

Non sono mancate polemiche sugli assembramenti, laddove le attività commerciali hanno potuto riaprire.
Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico, teme che i risultati promettenti sul fronte del rallentamento dei contagi vengano vanificati da un addio alla prudenza durante le festività natalizie. “Mi chiedo: perché se in via del Corso a Roma o nelle strade dello shopping di altre città ci sono troppe persone, non si interviene e non si impone il numero chiuso?”, ha dichiarato Miozzo.

“Credo che sia inevitabile che quando si riaprono le attività commerciali ci sia la voglia di tornare in giro e fare le attività di sempre e che da 9 mesi sono condizionati. Credo che sia naturale la reazione, ma non è naturale rispettare le regole e il distanziamento” ha spiegato il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia. “Abbiamo seguito con grande attenzione quanto successo in in Lombardia e Piemonte: nelle grandi città servono regole rigide e mettere in condizioni i commercianti di lavorare: le linee guida funzionano, ma se fuori ai negozi ci sono 200 persone è complicato gestirle”, ha aggiunto.

“Vorrei che fosse chiarito quali dovranno essere i principi fondanti di questo Dpcm. Se il principio fondante è che l’assembramento è un problema, allora non si possono chiudere i teatri, i cinema e le piste da sci. Perché a me non risulta che l’assembramento sia solo in questi contesti; anzi sono forse più governabili degli assembramenti volontari e liberi che si creano naturalmente”. È la posizione che il presidente del Veneto, Luca Zaia, esporrà nella riunione odierna delle Regioni. “Auspico che il Governo – aggiunge – fissi intanto, sul piano della politica sanitaria, alcuni pilastri: l’assembramento, gli spostamenti, eccetera, e a cascata seguiranno delle misure. Ma partire dicendo tu sì, invece tu no, non mi sembra un metodo di lavoro”.

“Questo Dpcm – osserva Zaia – è un elemento centrale di questa battaglia perché si inserisce in piena fase invernale e dovrà affrontare Covid-19, influenza e la più grande campagna vaccinale che mai si sia fatta”. Zaia premette che il suo è un pensiero “espresso in maniera costruttiva, ma è difficile spiegare i motivi per cui il teatro è chiuso e lo “struscio” invece è aperto, la pista da sci chiusa e l’happy hour con la piazza piena. Penso che prima di tutto venga la salute, ovvio è che ci vogliono dei principi per affrontare eventuali restrizioni”.

(Avvenire)

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