19 Aprile, 2024
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Coronavirus. Anziani, il territorio fa già rete. «No al lockdown, sì alla protezione»

Anziani, persone fragili da tutelare. Ma come?

Hanno già pagato un prezzo altissimo nella prima fase dell’epidemia, con migliaia di morti e adesso rischiano di essere ancora i più colpiti, non solo dal virus che uccide. C’è chi aveva suggerito l’«isolamento anagrafico forzato» come una delle misure per rispondere all’urto della seconda ondata di Covid-19.

Ma l’ipotesi di restrizione della mobilità per gli over 70, caldeggiata anche dal governatore della Liguria, Giovanni Toti, non è passata nel confronto Stato-Regioni sul nuovo Dpcm.

Non dovrebbero esserci, dunque, nelle disposizioni attese per oggi, confinamenti in casa, e nemmeno nelle strutture socio-sanitarie di accoglienza che dovranno invece, necessariamente, rafforzare la prevenzione e fare rete sul territorio con l’intero sistema socio-sanitario. Ma come fare, in concreto, per proteggerli i nostri anziani? «Non vanno sequestrati a casa, serve una mappa delle fragilità, che molti amministratori locali hanno già fatto – propone il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri –. Non è difficilissimo, basta impegnarsi di più.

Ogni Comune ha quattro figure essenziali che controllano gli anziani: il farmacista, il medico di medicina generale, il sacerdote

per gli anziani che vanno in chiesa e circoli e associazioni per la terza età. Basterebbe mettere in rete queste persone, compresa la Asl territoriale che conosce chi è anziano e chi ha le comorbilità – prosegue Sileri – ed ecco che si ha la mappa delle fragilità. Individuate queste persone basterà aiutarle a fare la spesa, portare loro i farmaci a casa, regalare loro mascherine, chirurgiche ma anche più protettive, educandoli al loro uso».

Che il territorio si stia organizzando già, ad esempio, lo dimostra la Toscana,

che si è detta pronta a tornare alla consegna a domicilio di cibo e farmaci per persone della terza età, grazie all’impegno di volontari reperiti fra disoccupati e cassintegrati. In Italia i cittadini sopra i 65 anni sono 14 milioni, 3 milioni dei quali hanno superato gli 80 anni. Si tratta del 30% della popolazione. Una risorsa per il welfare del nostro Paese: con il baby-sitting ai nipoti fanno risparmiare alle famiglie una media di 2mila euro al mese e il più delle volte, con una parte cospicua della loro pensione, aiutano i figli che non ce la fanno a tirare avanti con lo stipendio o che hanno perso il lavoro (il 19%). Svolgono quindi un ruolo di sussidiarietà.​

Dimenticati dallo Stato. Ma per due “senior” su tre dal marzo scorso la vita è cambiata anche dal punto di vista economico. Secondo i calcoli di FederAnziani, il Covid è costato agli over 65 ogni mese in media un terzo della pensione: 354 euro, per una perdita complessiva, nella disponibilità personale, di circa 11,2 miliardi. «Hanno trasferito soldi alle famiglie dei figli rimasti senza occupazione o finiti in cassa integrazione per pagare il mutuo, le bollette, o anche semplicemente per fare la spesa senza rinunciare ad accudire i nipoti, ai quali hanno dedicato in media 25,8 ore a settimana » si legge nella ricerca elaborata dall’associazione.

E se diamo un valore al lavoro dei nonni pari a 10 euro l’ora, ecco che si arriva a una cifra di 33,3miliardi, come una manovra finanziaria del governo. Inoltre, più dei due terzi dei “senior” continuano a tirare la cinghia perché sono convinti che dovranno continuare a sborsare denaro nei prossimi mesi, soprattutto per i nipoti. «Va anche detto, poi, che pur sapendo quanto possa essere pericolosa l’interazione con i nipoti in età scolare, la maggior parte dei nonni non ha rinunciato ad accudirli» commenta il presidente di Senior Italia FederAnziani Roberto Messina. I nonni sono dunque fondamentali.

«In questo periodo vanno protetti più delle altre fasce della popolazione ma non segregati. Fondamentale dare loro supporto materiale e psicologico, anche attraverso l’attivazione di progetti mirati, monitorarli, soprattutto quelli soli e fragili, e garantire loro l’accesso alle cure e la presa in carico delle cronicità. Altrimenti sarà una ecatombe». Dicono un fermo “no” al lockdown generazionale, definendolo «una proposta vergognosa », i sindacati dei pensionati Spi Cgil, Fnp Cisl, Uilp Uil che in una nota comune affermano: «Gli anziani occorre tutelarli, ma in una condizione di conforto e sostegno quotidiano, dato dall’amore e dalla vicinanza dei loro cari, e occorre tutelarli anche con il potenziamento del Ssn, con una maggiore integrazione socio-sanitaria e il rafforzamento della medicina di prossimità».

(Avvenire)

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