25 Aprile, 2024
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Roma, la polizia provinciale spara ai cuccioli di cinghiale di via Gregorio VII.

La protesta dei cittadini: “Colpa dell’Ama e dell’incuria”

Dopo 24 ore di incertezza e polemiche, nella notte, gli agenti si presentano nel giardino Mario Moderni in via della Cava Aurelia. I cadaveri portati via su un camion con su scritto: “Materiale destinato all’eliminazione”. Brambilla: “Uno scandalo”

“A Roma è stato commesso un omicidio: mamma e sei cuccioli di cinghiale sono stati prima narcotizzati e poi uccisi, nonostante ci fossero altre soluzioni”. È la denuncia disperata – lanciata nel cuore della piovosa notte romana – delle associazioni animaliste Leidaa, Enpa e Animaliberaction. Ma anche dei cittadini della zona di Gregorio VII che, sfidando il buio, l’acqua, e il primo freddo stagionale, sono scesi in strada, a poche centinaia di metri dalla basilica di San Pietro, per protestare contro la decisione di abbattere i sette animale.

I fatti. Giovedì mattina gli animali, probabilmente attirati dai secchi pieni di rifiuti, si erano intrufolati nel giardino Mario Moderni, in via della Cava Aurelia: un punto lontano dalla strada, che mamma cinghiale aveva immaginato sicuro per lei e per i suoi cuccioli. Eppure si è trasformato in una trappola, perché poi i cancelli sono stati chiusi, con loro dentro.

 

Venerdì sera, alle 21, dopo una giornata passata nell’incertezza, alla ricerca di una soluzione all’insolito problema,  sono arrivati sul posto gli uomini della polizia provinciale armati di fucile per narcotizzare gli animali. Ed è montata la rivolta. Non contro i cinghiali, ovviamente. Oltre alle associazioni animaliste, sono scesi cittadini dei palazzi limitrofi, altri ne sono arrivati da tutta Roma, per accertarsi che i cinghiali fossero trasferiti nella natura.

Ma fin dall’inizio l’atmosfera è apparsa tutt’altro che pacifica nei confronti degli animali e lì, contro il Comune, la Regione e il protocollo che hanno firmato sul tema dei cinghiali, è montata la protesta. “Mamma e cuccioli sono stati ammazzati — spiega Ilaria Riccitelli, volontaria Enpa, Ente protezione animali, che era sul posto — È stato un omicidio: sono stati narcotizzati dalla polizia provinciale. Poi i veterinari della Asl hanno eseguito due punture con liquido mortale”. E infatti i corpi degli animali, che molti speravano essere “solo” addormentati, sono stati caricati su di un camion “speciale”: “Materiale di categoria 1 destinato all’eliminazione, Regione Lazio”.

Il retroscena, se confermato nei dettagli, appare ancora più grottesco. “Nel pomeriggio si è tenuto un tavolo tra Regione e Comune — spiega l’onorevole Michela Vittoria Brambilla, già ministra e sottosegretaria, ma anche fondatrice della Leidaa, le Lega italiana Difesa animali e ambiente – E ben prima che scoppiasse la rivolta ho contattato il governatore regionale, Nicola Zingaretti, per annunciare che la mia associazione, coi propri mezzi, sarebbe andata a recuperare la famiglia di cinghiali per farsene carico. Mi mette in contatto con Enrica Onorati, l’assessora competente per la Regione, poi procedo con una chiamata a tre anche con il presidente comunale della commissione Ambiente, Daniele Diaco: la questione sembrava risolta e noi saremmo andati lì a recuperare gli animali, per metterli in sicurezza”.

Poi, la sera, verso le 21, il patatrack. Prosegue Brambilla: “Nonostante le chiamate e la nostra disponibilità, uomini della polizia provinciale si sono presentati lì, con forze dell’ordine, il presidente della commissione Ambiente, Daniele Diaco e il direttore del dipartimento Tutela Ambientale, Marcello Visca, che ha anche speso parole ingiuriose nei miei confronti: motivo per cui sarà denunciato. Ma formalizzerò anche un esposto per quanto accaduto ai cinghiali: le soluzioni c’erano”. Sul posto, ai presenti che hanno implorato Daniele Diaco di contattare immediatamente la sindaca Virginia Raggi affinché facesse qualcosa ha risposto: “Chi dà l’ok è la Regione”. E così, mentre Regione e Comune dichiarano quotidianamente di battersi per la tutela degli animali, non rimane che ai romani difendere i cinghiali, attirati dai rifiuti che spesso l’Ama raccoglie a singhiozzo.

 

(La Repubblica, 16 Ottobre 2020)

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