29 Marzo, 2024
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Infortuni sul lavoro, Mattarella: ferita sociale che lacera il Paese

Il messaggio del presidente della Repubblica per la 70esima Giornata nazionale promossa dall’Anmil

Gli infortuni sul lavoro sono una «ferita sociale che lacera il nostro Paese». Lo scrive il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio per la settantesima Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro, promossa oggi in tutta Italia dall’Anmil. Nei primi otto mesi del 2020, ricorda l’Inail, le denunce di infortunio mortale sono state 823 (qui le storie delle vittime, raccolte da Marco Bazzoni, rappresentante dei lavoratori per la sicurezza di Firenze), 138 in più dello stesso periodo dello scorso anno, con un aumento del 20,1%. L’incremento è «influenzato dal numero di decessi a causa dell’infezione da Covid-19», precisa l’Istituto di assicurazione. Una circostanza ripresa anche dal Capo dello Stato, che nel messaggio ricorda le «ripercussioni drammatiche» della pandemia «sulla salute dei lavoratori».

Il ringraziamento ai sanitari

Mattarella rende omaggio, in particolare al personale sanitario e socio-assistenziale, «per aver fronteggiato inedite situazioni di emergenza», pagando un prezzo altissimo. Ad oggi, sono 178 i medici e 41 gli infermieri morti per coronavirus contratto in corsia o in ambulatorio. Il «grazie» del Presidente va anche ai lavoratori dei servizi essenziali, «che hanno consentito la prosecuzione delle tante attività economiche ritenute indispensabili alla nostra vita quotidiana, svolgendo la propria prestazione in condizioni di preoccupazione per la propria salute, permettendo a tutti noi di fronteggiare un momento drammatico».

«Garantire la massima sicurezza»

Anche a fronte dell’emergenza sanitaria, sottolinea Mattarella, «l’impegno per garantire la massima sicurezza sul lavoro non deve arretrare», perché «la tutela della salute di chi lavora costituisce un bene primario su cui si misura la civiltà delle economie avanzate». Da qui, l’auspicio del Presidente della Repubblica che, «nonostante le condizioni difficili create dalla pandemia, si tragga la spinta per aumentare gli investimenti sulla sicurezza, avvalendosi dei progressi offerti dalle nuove tecnologie e degli avanzamenti compiuti in questi anni dalla ricerca scientifica». Un impegno fatto proprio anche dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che nel suo messaggio all’Anmil scrive: «Nel 2020 subire un infortunio invalidante o, peggio ancora, perdere la vita mentre si sta svolgendo il proprio lavoro non può essere più considerato accettabile».

«Legge vecchia, da cambiare»

Inaccettabili, aggiunge il presidente dell’Anmil, Zoello Forni, sono anche le «gravi carenze» del Testo unico infortuni che risale al 1965. «Tra le altre questioni – sottolinea Forni – dimentica completamente alcune categorie di familiari e stretti congiunti, non prevede alcun supporto psicologico e non garantisce un effettivo reinserimento lavorativo né per i lavoratori infortunati che rimangono invalidi né per i superstiti dei caduti sul lavoro».

I nomi delle persone che hanno perso la vita sul lavoro nel 2020 (a cura di Marco Bazzoni): CLICCA QUI

(Avvenire)

 

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