28 Marzo, 2024
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La campanella stonata

Dopo diversi mesi di trattative, aspettative, sogni e progetti, finalmente oggi abbiamo di nuovo sentito il suono della tanto amata quanto odiata campanella. L’emozione nel varcare la soglia della mia classe, nel sentire di nuovo lo stridere del gesso sulla lavagna, nel tornare a percepire quella quotidianità che avevamo perso e che ci rende noi stessi, è stata purtroppo accompagnata dalla delusione di non poter più condividere sorrisi e lamenti con il compagno di banco, nel non potersi più scambiare segni di affetto se non a distanza, nel non potersi più guardare in viso e percepire le diversità che ci caratterizzano, ma trovare soltanto mascherine colorate ma tutte terribilmente uguali e tristi. A mio avviso ci siamo appropinquati ad iniziare un ciclo scolastico volendo nascondere, o non prendendo del tutto in considerazione, problemi tanto evidenti quanto preoccupanti, sia per la salute che per il benessere di alunni e insegnanti. Sono state riaperte le scuole confidando nel soccorso di chi occupa sedie più comode ed elevate delle nostre, rincorrendo il sogno di banchi singoli e misuratori della temperatura, senza prendere però minimamente in esame le reali possibilità e limitazioni che le scuole nelle varie realtà territoriali ad oggi manifestano. Nonostante le classi siano state dimezzate, i banchi non sono distanziati gli uni dagli altri neanche di trenta centimetri e di conseguenza non viene rispettata la distanza interpersonale tra alunni, che talvolta si trovano addirittura gomito a gomito; non credo sia sufficiente colorare il pavimento con delle strisce verdi o gialle, se poi all’entrata e all’uscita della scuola si vedono alunni senza mascherina che ridono e scherzano compiaciuti di aver terminato un’altra pesante giornata scolastica. Su questa organizzazione approssimativa, dovuta sicuramente alla mancanza di strumenti e risorse, grava anche la scarsa maturità e responsabilità di noi studenti, che talvolta consideriamo eccessive e improprie le scelte degli adulti, semplicemente per il gusto di contraddire e contraddistinguersi.

Esempi concreti di questo li ho avuti davanti agli occhi questa mattina, ascoltando il giusto rimprovero di una docente nei confronti di quattro ragazzi che, andando al bagno tutti insieme, hanno contravvenuto alle regole imposte dalla scuola o vedendo la sciatteria e la superficialità con cui si circola all’interno dell’edificio. Vanno senza ombra di dubbio rivisti alcuni provvedimenti al livello di sicurezza e organizzazione, ma va soprattutto spiegato a tanti miei coetanei che si dimostra di essere grandi non soltanto fumandosi la prima sigaretta a dodici anni o assumendo quell’espressione tanto spavalda quanto ridicola, ma collaborando e adoperandosi in un momento di oggettiva difficoltà. Finchè non siamo tutti pronti a prendere in considerazione altri punti di vista oltre al nostro e a mettere in discussione le nostre convinzioni, non potremo mai sperare in un cambiamento o in un’evoluzione alcuna, poichè il primo mutamento va fatto solo ed esclusivamente dentro noi stessi.

Ludovica Dipietrantonio

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