26 Aprile, 2024
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“Il pacemaker era al contrario”, muore bambino di due anni.

 Indagati 8 medici del Bambino Gesù

Aveva poche ore di vita il piccolo Giacomo quando per la prima volta è finito dentro una sala operatoria. Era il 15 settembre 2016 e da quel momento è iniziata la sua agonia. Una sequela di errori sanitari che lo hanno portato alla morte. Ad appena due anni. Per questo, oggi, sono indagati per omicidio colposo otto medici dell’ospedale Bambino Gesù. Martedì è fissata un’udienza durante la quale il giudice affiderà una perizia per stabilire cosa sia davvero accaduto, e per capire se, come pensa il pm Daniela Cento, si possano individuare specifiche responsabilità penali nei confronti dei dottori.

Tutto inizia a Taormina: dove Giacomo nasce con un problema al cuore e viene subito sottoposto a un intervento nel centro cardiologico pediatrico Mediterraneo dell’Ospedale Bambino Gesù al San Vincenzo. I tre sanitari che lo operano commettono – secondo il pm – un gravissimo errore: gli impiantano il pacemaker al contrario, rivolto verso il basso. Questo gli provoca una sorta di cappio che gli strozza l’arteria polmonare e che gli provoca “un’insufficienza acuta cardiocircolatoria”. La famiglia non sa nulla, e Giacomo torna a casa. Ma man mano che cresce, il cappio si stringe sempre più, e le sue condizioni peggiorano.

Ad aprile 2018, il piccolo arriva a Roma, sempre al Bambino Gesù. I due cardiologi che lo visitano non capiscono la gravità della situazione e ritardano gli esami. Si arriva così a settembre: ancora una volta, il cardiologo, riscontra qualche problema, ma gli fissa la tac due mesi dopo. A dicembre i due camici bianchi che lo esaminano non ravvisano l’urgenza di un intervento. Lo fissano qualche giorno dopo, ma poi lo rinviano perché il piccolo ha un’infezione. Prima di Natale, nuova visita e nuova cardiologa: ancora una volta viene sottovalutata la gravità delle condizioni, e il bambino viene rimandato a casa nonostante le insistenze della mamma. Si arriva al 31 dicembre: Giacomo è gravissimo. Viene trasportato su un aereo militare nella capitale. Verrà operato solo il giorno dopo. I due medici che eseguono l’intervento, secondo l’accusa, non solo lo fanno “in macroscopico ritardo”, ma sbagliano la procedura. È il 1º gennaio 2019, due giorni dopo il piccolo smette di respirare.

Per il pm, ognuno dei medici che lo ha avuto in cura ha operato con “negligenza, imprudenza e imperizia” e ha concorso “a cagionare la morte del bimbo”. “Il processo non servirà ad attenuare il dolore di quanti hanno amato il piccolo Giacomo ma sarà necessario per accertare eventuali responsabilità evitando che in futuro possano ancora accadere tragedie simili”, il commento dell’avvocato Domenico Naccari che difende la famiglia.

(La Repubblica)

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