20 Aprile, 2024
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Greenaccord, il Presidente Cauteruccio: Serve un rinnovato impegno per una “conversione ecologica”

“E’ venuto il momento di ricominciare su basi nuove, avendo chiaro in mente che la giustizia ambientale e la giustizia sociale devono essere i cardini del cambiamento.”

 

Ambiente e sviluppo sostenibile, sono tra gli argomenti più difficili da trattare. Molti paesi in via di sviluppo sono ricchi in risorse naturali, da cui spesso dipendono gran parte delle loro attività produttive e delle loro possibilità di sviluppo. Nello stesso tempo questi paesi vivono spesso grandi e molteplici problemi ambientali. Di questo e molto altro, ne abbiamo parlato con Alfonso Cauteruccio, Presidente di Greenaccord.

Presidente, cos’è e di cosa si occupa Greenaccord?

Greenaccord, nata nel 2002, è una Associazione di ispirazione cristiana e senza fini di lucro. Nasce per sensibilizzare al rispetto dell’ambiente e dei suoi abitanti. Lo realizza formando gli operatori dell’informazione e della comunicazione in ambito locale, regionale, nazionale e internazionale. La sua attività è motivata dal ritenere il ruolo del giornalista fondamentale per diffondere la sensibilità ecologica e quella del cambiamento degli stili di vita. Greenaccord è riconosciuta dal Ministero dell’Ambiente tra le associazioni di protezione ambientale e dal 2016 è Ente Terzo Formatore per conto del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti.

Sullo sviluppo sostenibile, a che punto siamo oggi?

C’è molto fermento, tante iniziative positive e realmente operanti e tante realtà che si definiscono “green” solo per fare colpo. Quindi molti aspetti positivi insieme a tante pratiche che preoccupano e producono scarti di varia natura che sono dannosi per l’ambiente. Per questo motivo sono necessarie sensibilizzazione e formazione perché la sfida per l’ambiente si vince tutti insieme, con l’aiuto della tecnologia e della scienza. In questo momento storico sono i giovani e i giovanissimi ad alzare la loro voce e ciò sta modificando profondamente la percezione della pericolosità delle emergenze ambientali. I giovani chiedono che si rispetti e garantisca il loro futuro, agli adulti è richiesto l’ascolto di questo grido e rinnovato impegno per una “conversione ecologica”.

Durante l’inattività dovuta alla pandemia, è risultato evidente che con la riduzione delle attività industriali, l’aria si ripulisce e la natura riprende il proprio spazio. Questo dovrebbe indurci a profonde considerazioni. 

Tutti hanno avuto modo di costatare personalmente come la natura si sia “risvegliata” nel periodo della pandemia. Emblematico è il caso del fiume Sarno ritornato limpido e subito nuovamente inquinato appena hanno riaperto le attività produttive. Molti sostengono che le attività umane incidano poco sulle emergenze ambientali ma l’esperienza di questi mesi ci dice il contrario: occorre che il sistema produttivo imiti la natura che non produce scarti perché è fondata su un sistema circolare dove nulla va sprecato.

Si è da pochi giorni tenuta la Giornata Nazionale per la Custodia del Creato, un appuntamento ormai annuale; la riflessione che l’Associazione ha proposto è stata “Indietro non si torna”. Un nuovo umanesimo alla luce della Laudato si’. Che cosa significa?

  L’iniziativa di Montefiascone, organizzata insieme all’Associazione “Rocca dei Papi per un’ecologia integrale” manifesta la voglia di andare avanti ma facendo tesoro del “buono” sperimentato in questo periodo intricato e abbandonando quale zavorra tutto ciò che invece avvelena le relazioni: quelle tra gli uomini, quelle con il creato, quelle con il Creatore. Se alla base del fallimento del sistema economico-sociale odierno e di tutto ciò che è successo con la pandemia ci sono strutture di peccato che creano solo “scarti”, allora è venuto il momento di ricominciare su basi nuove, avendo chiaro in mente che la giustizia ambientale e la giustizia sociale devono essere i cardini del cambiamento. È questa l’ecologia integrale proposta dalla Laudato si’: Francesco d’Assisi si prende carico di tutte le fragilità e non solo di quelle piacevoli: abbraccia le piccole creature e abbraccia il lebbroso. Sono le fragilità che misurano il grado di civiltà umana: più esse sono accolte e considerate più l’umanesimo diventa “integrale”. Il momento è ora perché siamo tutti più sensibili e accorti a cosa ci prospetta il futuro e non serve averne paura. Serve ricerca, riflessione, azione, responsabilità e creatività. E, malgrado appaia il contrario, ci sono condizioni favorevoli.

 

Erica Trucchia

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