19 Aprile, 2024
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Salvini fa dietrofront sulle mascherine: “Sì nei luoghi chiusi, usate la testa”. Su leadership Lega: “La decidono gli elettori”

MILANO MARITTIMA – La mascherina “quando è necessario si mette, nei luoghi chiusi, sui treni”. Certo, “spero di tornare alla normalità il prima possibile” ma “ai giovani dico usate la testa, rispettate la distanza, fate quello che la scienza chiede di fare”. Matteo Salviniaccusato di “negazionismo” dal premier Conte, sembra ripiegare su posizioni più prudenti nell’intervista mattutina a Skytg24 dall’hotel Miami dove trascore l’ultimo giorno di vacanza a Milano Marittima.

I contagi aumentano, anche qui in Romagna. Non si scherza, lo sa anche lui. Non retrocede, la causa di tutto, contagi inclusi, per lui resta l’immigrazione clandestina. Ma sulle mascherine invita alla prudenza: “E’ surreale che il problema siano giovani e anziani e non chi fa sbarcare migliaia di clandestini”.

 

Salvini si sente un leader accerchiato, sotto attacco. Le inchieste che assediano il partito, i commercialisti della Lega, il governatore Fontana, la crisi di consensi. Dice di trovarsi di fronte un “plotone di esecuzione politico per aver difeso il mio Paese ma vado avanti a testa alta verso il processo”. Il 3 ottobre a Catania quello per presunto sequestro della Gregoretti. Quel giorno, dice, “ci sarà una marea di gente idealmente al mio fianco”.

Nasce il partito di Matteo, ma nella base del nord il 30% lascia la tessera

In ogni caso, nonostante la crescita di consensi di Giorgia Meloni, la metamorfosi da Lega Nord a partito nazionale che non sta sortendo i risultati sperati (il 30 per cento degli iscritti non ha rinnovato la tessera, come scritto oggi da Repubblica), il segretario rivendica e difende la sua leadership.

“Quella la decidono gli elettori il giorno del voto e la Lega è ampiamente il primo partito, stando a tutti i sondaggi del mondo, mi sembra evidente cosa pensino gli italiani, facciamoli votare”. E lancia la sfida al premier. “Conte si sente così forte e osannato dal popolo? Non mi sembra, ma chiediamolo agli italiani”. Quanto al governatore lombardo, lo difende a spada tratta, sempre e comunque. “Attacchino me e non lui, se devono attaccare la Lega”. Pronto comunque a ricandidarlo, ma solo se lui lo richiederà: “Assolutamente sì, ma mancano due anni e mezzo, se Attilio lo vorrà andremo avanti”.

Di certo, sostiene nell’intervista televisiva il capo della Lega prima di lasciare Milano Marittima, non si possono attendere i quasi due anni che ci separano dall’elezione del presidente della Repubblica per “tirare a campare”. Poi, per il 2022, non esclude nulla, nemmeno un’alleanza coi grillini, coi quali due anni fa ha già eletto i presidenti di Camera e Senato. Intesa possibile col Movimento? “Se ci sono nomi di garanzia, assolutamente sì – risponde – l’importante è che non ci sia qualcuno, come il Pd, disposto a bivaccare in Parlamento per un anno e mezzo in attesa di poter incidere sull’elezione”. Il nome di garanzia? “Ne ho tanti in testa..” taglia corto.
Pensiero fisso tuttavia restano i processi, dai quali si sente assediato. Lui e i suoi uomini più fidati. “Non ci sono rubli, i camici sono stati donati, gli sbarchi bloccati volontariamente e i famosi 49 milioni non ci sono”. E si inalbera: “Che fine hanno fatto le inchieste sui soldi dalla Russia, i rubli, il gas, il petrolio, non ci sono richieste di soldi, è surreale: quel processo rientra nel filone della giustizia alla Palamara”. Rivela anche di aver “chiesto di avere le intercettazioni di tutti i magistrati di quel periodo”. Invano, ovviamente

(La Repubblica)

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