12 Dicembre, 2024
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Perché la scuola è importante ma non è considerata tale

Dialogo far un lettore e Aldo Cazzullo, noto e bravissimo giornalista

Caro Aldo,
lei ha sottolineato che «l’idea d’Italia, come sistema di bellezza e di valori» è una costante della nostra storia. Se si continua a emarginare la scuola e l’università sarà sempre più difficile che le nuove generazioni possano apprezzare, interiorizzare il proprio passato, la cui conoscenza è fondamentale per ripartire nelle situazioni di crisi, Perché la scuola da noi non è stata mai considerata una priorità?
Domenico Mattia Testa dom.testa2012@libero.it

 

Caro Domenico Mattia,

La scuola in Italia non è considerata importante, perché pochi italiani pensano che una buona formazione possa servire a migliorare la propria condizione sociale. E pochi italiani pensano che la cultura possa renderli persone migliori.

In nessun Paese al mondo è così ampia la forbice tra ricchezza e cultura. Molte persone ricche non hanno cultura e non gliene importa nulla.

Questo accade sia perché una frazione non secondaria di ricchezza prodotta in Italia è di origine criminale o illegale (lavoro nero, tasse non pagate), sia perché la crescita economica del dopoguerra non è stata accompagnata, se non in parte, da una crescita culturale. Anzi, se i nostri padri credevano nella scuola come ascensore sociale, oggi questa fiducia è molto diminuita. L’attitudine dei governi si può così sintetizzare: la destra ha considerato la scuola come territorio ostile, cui togliere risorse; la sinistra l’ha considerata come un ammortizzatore sociale.

In nessun caso si sono fatti gli investimenti sull’istruzione di cui qualsiasi Paese moderno ha bisogno, e in particolare un Paese come l’Italia che è importante nel mondo proprio per l’arte e la cultura, e ha un’antica tradizione di ricerca scientifica. Ai professori lo Stato tradizionalmente dà poco e chiede pochino. Ho fatto — e ho fatto fare ai miei figli — solo scuole pubbliche; e ne ho visto le luci e le ombre.

Ho una grande considerazione in particolare delle professoresse, che oltretutto sono tra i pochi italiani che leggono libri. Ho altrettanta stima per coloro che in questi mesi sono riusciti a fare lezione on line. Sono insegnanti che hanno capito una cosa fondamentale, purtroppo non condivisa da tutti: la scuola va organizzata sulle esigenze degli allievi. Non mi pare ad esempio uno scandalo che un professore debba trasferirsi per insegnare dove il suo lavoro è richiesto, anche se ho raccolto molte storie di trasferimenti improvvisi e ingiustificati.

Di sicuro la linea del «tutti gli studenti a casa, tutti gli studenti promossi» non può durare a lungo.

Come non dovrebbe durare a lungo neppure il mandato della ministra Azzolina, palesemente inadeguata.

(Aldo Cazzullo – Corriere della Sera)

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