16 Aprile, 2024
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Sperimentazione sui macachi, via libera del Tar del Lazio. Progetto “potrà dare contributo” a studi per riabilitare chi ha perso la vista

Una ricerca, “che prevede lo studio di funzionalità cognitive superiori”, non può prescindere dal modello animale e in particolare dai primati per poter traslare in futuro i risultati sugli umani. In questo caso specifico persone diventate cieche dopo un trauma o un ictus, per esempio, e che ogni anno in Italia riguarda circa 100mila persone. Inoltre non c’è evidenza, al momento, dell’”esistenza di metodi alternativi impiegabili in sostituzione del modello animale”.

Ecco perché giudici del Tar del Lazio, condividendo le relazioni degli esperti interpellati allegate al parere del Consiglio superiore di Sanitàhanno deciso che il progetto LightUp, autorizzato dal comitato etico del Consiglio Europeo della Ricerca, dall’organismo preposto al benessere animale dell’Università di Parma, e infine dal ministero della Salute, deve riprendere.

Di conseguenza i macachi selezionati per lo studio, che avevano già intrapreso il training, potranno essere sottoposti ai test. Lo studio era stato congelato dal Consiglio di Stato il 25 gennaio scorso  dopo un ricorso presentato dalla Lega Antivivisezione contro una prima sentenza del Tar.

Il giudice estensore, Giulia Ferrari, nell’ordinanza scriveva “che contrariamente a quanto assunto dal giudice di primo grado è necessario che sia chi sperimenta a dover provare che non esistono alternative ad una sperimentazione invasiva sugli animali e fioriera (sic) di sofferenze che la normativa europea e nazionale sul benessere animale, anche nelle sedi di sperimentazione, prescrive di evitare o ridurre entro rigorosi parametri fisiologici”. Quindi gli atti erano stati rinviati al Tribunale amministrativo perché fossero approfonditi tutti gli aspetti.

Gli esperti hanno messo nero su bianco che “lo studio in oggetto potrà dare un contributo alla comunità scientifica in tema di neuroriabilitazione corticale post lesionale o riabilitativa…” che “il ricorso ad un modello animale chirurgicamente indotto è ampiamente riconosciuto in letteratura e rappresenta le metodologia di studio più idonea per esplorare i meccanismi soggiacenti al fenomeno blindsight in prospettiva di una ricerca di traslazione in clinica umana…..Il blindsight rappresenta quindi un fenomeno complesso, estremamente importante dal punto di vista scientifico e con una rilevanza clinica considerevole per il trattamento della patologia degenerativa, oncologica, traumatologica e cronica ai fini del recupero della funzione visiva. Lo studio si basa sul concetto delle abilità visive che vengono mantenute incoscienti negli esseri umani. I pazienti clinicamente ciechi nella parte lesionata del campo visivo, in cui affermano di non vedere nulla, mostrano capacità visive alternative e di compendio comprovate dai test di laboratorio e dalle situazioni contingenti quotidiane…”. Insomma uno studio che ha l’ambizione di poter un giorno rendere meno difficile la vita a chi ha perso la vista. Ma non solo: gli animali sono in mani esperte e quando saranno sottoposti alla piccola lesione, che sarà eseguita da un neurochirurgo, avranno un danno molto più piccolo dei pazienti e non diventeranno ciechi. È stato accertato “che l’esecuzione della sperimentazione è affidata a personale altamente qualificato, al fine di ridurre al minimo le sofferenze e lo stress degli animali utilizzati in tutte le fasi della sperimentazione; una garanzia del rispetto delle tre R (Replacement; Reduction; Refinement) è costituita dalle stringenti prescrizioni e limitazioni … alla cui àosservanza il ministero della Salute ha subordinato il rilascio dell’autorizzazione, in conformità a quanto disposto dal Consiglio Superiore di Sanità nel relativo parere favorevole condizionato”.

Inoltre dalle ispezioni del ministero della Salute e del Nas di Parma hanno mostrato che gli animali erano in buone condizioni e il giudice estensore, Paolo Marotta, cita i verbali “Durante l’ispezione essi non hanno manifestato segni di paura e hanno continuato la propria attività abituale…Tutte le gabbie sono fornite di un’ampia gamma di strumenti di arricchimento ambientale (corde, trapezi, palle, lettiera in corteccia quale materiale di manipolazione, ecc.) che permette all’animale di manifestare il proprio repertorio comportamentale e di poter provare un senso di sicurezza arrampicandosi, saltando e controllando l’ambiente circostante. Inoltre nel locale di stabulazione per alcune ore della giornata sono proiettate immagini tramite una televisione e viene diffusa musica di sottofondo. L’alimentazione prevede l’utilizzo di mangime completo secco in quantità sufficiente, in base al peso, in modo da soddisfare i fabbisogni nutrizionali degli animali. L’alimentazione viene integrata con la somministrazione di frutta fresca, frutta secca, verdure e succhi di frutta per tutti i soggetti dello stabulario”.

 “Si tratta di una battuta d’arresto che certo non ferma la nostra battaglia 

che sapevamo essere lunga e molto difficile – fa sapere la Lav – Ricorreremo al Consiglio di Stato. Speriamo si pronunci al più presto, accogliendo le nostre fondate ragioni giuridiche e scientifiche, come già evidenziato quando abbiamo ottenuto la sospensione del progetto”. Gli animalisti avevano sostenuto che lo studio fosse inutile e che la ricerca scientifica non poteva essere immune dalla legge.

“Confidiamo che questi macachi che, come ci è stato ripetutamente detto, sono ‘diventati un simbolo’, possano diventare finalmente il simbolo del riconoscimento – dice il professore Luca Bonini, neuroscienziato e docente dell’Università di Parma – del valore della ricerca scientifica vera, condotta nel pieno rispetto dei principi etici, regole e leggi dei quali più che mai c’è bisogno di questi tempi.

E accogliamo con favore anche il riconoscimento dell’operato delle istituzioni che hanno, evidentemente, svolto con correttezza e competenza il compito di valutare e riconoscere il valore del progetto. Che ci auguriamo possa da qui procedere senza ulteriori impedimenti. Anche il professor Marco Tamietto, professore ordinario di Psicobiologia e Psicologia fisiologica dell’Università di Torino minacciato in quanto coordinatore del progetto, è soddisfatto: “La sentenza del Tar introduce una ulteriore valutazione di merito e indipendente, la prima di natura giuridica, e stabilisce che le “censure [di LAV e OSA, Oltre La Sperimentazione Animale Onlus] sono infondate” in fatto e in diritto, esprimendo quindi un giudizio netto. È bene ricordare però che il ricorso era contro il ministero della Salute e le valutazioni del Consiglio Superiore di Sanità, non contro il progetto e i ricercatori. La verità è che il progetto e la sua attuazione non è mai stato in discussione, quanto piuttosto la possibilità di svolgerlo in Italia in modo ragionevole e con le tutele necessarie. Non un animale in più, ma neanche uno in meno di ciò che è necessario per garantire – dice al fattoquotidiano.it Tamietto – una speranza di avanzamento di conoscenze e cure verrà impiegato, nel rispetto delle procedure e dei tempi della scienza e delle normative in vigore. Il rischio, sempre attuale, è quello di essere bloccati da un animalismo violento nei toni e talora nelle azioni, che alimenta una narrazione negazionista del ruolo della scienza, dei vaccini e della sperimentazione animale. Un approccio complottista che indica i ricercatori come obiettivi da contrastare, e che pretende di annullare lo stato di diritto con il ricorso alla piazza”.

(Il Fatto Quotidiano)

 

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