26 Aprile, 2024
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SPECIALE: “FELLINI 100”

SPECIALE: “FELLINI 100”

 di Marco Feole

 

 

Esattamente 100 anni fa, oggi, 20 gennaio, nasceva non solo uno dei più grandi registi italiani, non solo quello che ha reso per primo probabilmente il nostro Cinema celebre nel mondo, ma un genio, un artista, scrittore, sceneggiatore e fumettista. Uno dei personaggi più importanti e influenti dell’Arte in ogni sua forma. Con 12 candidature in totale, i suoi film, come “La strada”, “Le notti di Cabiria”, “8½” e “Amarcord” hanno vinto l’Oscar come miglior film straniero. Cento anni fa oggi, nasceva Federico Fellini.

Mi sono detto: “devo scrivere un pezzo su Fellini!”. Già, ma come fare? Come non risultare banali? Si perchè subito dopo mi sono anche reso conto della difficoltà. Inutile ribadire cosa ha lasciato al Cinema e all’Arte in generale, come non avrebbe alcun senso stare a spiegare o interpretare in queste righe quella stessa incredibile Arte che ha lasciato a tutti noi, con la quale ci ha fatto sognare. E allora non voglio aggiungere altro, forse lo farò alla fine, ma per ora la cosa più giusta è proprio lasciare la parola a lui, con alcune delle sue riflessioni sul Cinema, ma soprattutto sul suo Cinema:

– Avevo sempre sognato, da grande, di fare l’aggettivo. Ne sono lusingato. Cosa intendano gli americani con “felliniano” posso immaginarlo: opulento, stravagante, onirico, bizzarro, nevrotico, fregnacciaro. Ecco, fregnacciaro è il termine giusto.

– A me pare di avere fatto dei film anche comici. Lo sceicco bianco, I vitelloni non erano dei film comici? E La città delle donne non era un film comico? Come anche 8 1/2, del resto. Dipende dal senso che si dà al comico. Comico nel senso della commedia, cioè del dramma comune, umano, umoristico, risibile, addirittura buffonesco, vissuto senza coturni ai piedi. Film che raccontano illusioni di personaggi smontati e smagati da una realtà imprevedibile.

– È uno strano film, il più difficile che ho immaginato finora. La dolce vita andrebbe proiettato tutto insieme, in una sola enorme inquadratura. Non pretende di denunciare, né di tirare le somme, né di perorare l’una o l’altra causa. Mette il termometro a un mondo malato, che evidentemente ha la febbre. Ma se il mercurio segna quaranta gradi all’inizio del film, ne segna quaranta anche alla fine. Tutto è immutato. La dolce vita continua. I personaggi dell’affresco continuano a muoversi, a spogliarsi, ad azzannarsi, a ballare, a bere, come se aspettassero qualcosa. Che cosa aspettano? E chi lo sa? Un miracolo, forse. Oppure la guerra, i dischi volanti, i marziani.

– Il cinema è il modo più diretto di entrare in competizione con Dio.

– Non faccio un film per dibattere tesi o sostenere teorie. Faccio un film alla stessa maniera in cui vivo un sogno. Che è affascinante finché rimane misterioso e allusivo ma che rischia di diventare insipido quando viene spiegato.

– Non mi piacerebbe sentir dire che ho tentato di stupire, che voglio fare il moralista, che sono troppo autobiografico, che ho cercato nuove vie. Non mi piacerebbe sentir dire che il film è pessimista, disperato, satirico, grottesco. E nemmeno che è troppo lungo. La dolce vita, per me, è un film che lascia in letizia, con una gran voglia di nuovi propositi. Un film che dà coraggio, nel senso di saper guardare con occhi nuovi la realtà e non lasciarsi ingannare da miti, superstizioni, ignoranza, bassa cultura, sentimento. Vorrei che dicessero: è un film leale. La base del discorso presuppone un certo tipo di angoscia che non arriva alla coscienza di tutti. L’episodica invece è molto spettacolare, attinta com’è da una cronaca che ha interessato, commosso, irritato, divertito il pubblico… penso che La dolce vita possa venir accettato come un giornale filmato, un rotocalco in pellicola. Sono anni che i settimanali vanno pubblicando queste vicende.

“Nulla si sa, tutto si immagina”. Questa è una delle sue citazioni che preferisco di più. Che lo descrive forse di più, che rappresenta il suo Cinema, oltre che una frase in cui mi rispecchio molto. Ho voluto rendere omaggio a Fellini oggi nel giorno in cui avrebbe compiuto 100 anni in questo modo, lasciando spazio a lui, alle sue parole, perchè penso era il modo più giusto. Anzi, è il modo più giusto.

Aggiungo solo che il cinema è sogno, Fellini più di qualsiasi altro ce lo ha insegnato e i suoi sogni, i nostri sogni, li ha resi “reali”.

Possiamo semplicemente dire che oggi, come domani, il nostro sogno più bello, si chiama Federico Fellini.

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