26 Aprile, 2024
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Zingaretti: Un’economia giusta e sostenibile per creare sviluppo ed equità.

La stagione del duo Salvini–Di Maio nata con la promessa del sogno di abolire la povertà, sta diventando un incubo che costa e costerà agli italiani miliardi di euro. Occorre denunciarlo, ma è ancora più urgente creare un’alternativa credibile che si fondi su un’economia più giusta.

In dieci anni il PD ha dimezzato i propri voti, perché sono cresciute in maniera significativa la povertà e le disuguaglianze, anche se abbiamo contribuito a condurre il Paese fuori dalla crisi e realizzato tanti progetti e azioni importanti. L’Italia è un Paese in cui la mobilità sociale è bloccata e dove – sempre più – fa la differenza nascere ricchi o poveri, vivere in un’area urbana o in un piccolo Comune, provenire da una famiglia con livelli alti o più modesti di istruzione.

“Ora prima le persone” significa costruire un nuovo modello di società intorno alle persone. È questa la nostra sfida per il futuro. L’Italia ha bisogno di più crescita, ma soprattutto di una straordinaria iniezione di giustizia. L’economia giusta: una nuova piattaforma che sappia coniugare la crescita con l’equità in un nuovo modello di sviluppo fondato sulla sostenibilità ambientale e la qualità della vita delle persone. Dobbiamo essere i più bravi a generare sviluppo economico e i più testardi a garantire l’equità e la sostenibilità di quello sviluppo.

Per farlo dobbiamo ricostruire il tessuto produttivo e sociale del Paese, operare nei luoghi del disagio, investire nel capitale umano, nella cultura, nelle reti materiali e immateriali, negli asili, nella scuola e nelle università, negli spazi comuni e nei servizi alle persone, nelle politiche per le imprese per favorire l’aumento del loro tasso di innovazione, di digitalizzazione e di crescita dimensionale delle imprese stesse e per la creazione di nuovo lavoro, puntando ad aumentare in particolare il tasso di occupazione femminile attraverso politiche di genere in tutti i settori produttivi. Un modello di sviluppo che si fonda sulla sostenibilità ambientale, perché uno sviluppo che risponde solo alle necessità del presente, vuol dire compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni.

Penso a due grandi fronti di azione per l’equità sociale.

Il primo: le politiche redistributive. Dobbiamo alleggerire il carico fiscale sui redditi medio-bassi e sulle famiglie con figli minori a carico, che hanno un tasso di povertà nettamente più alto della media. È esattamente l’opposto della Flat tax scritta nel Contratto di governo, che regalerebbe metà del taglio delle tasse (25 miliardi su 50) al 10% più ricco dei contribuenti! Dobbiamo porci l’obiettivo di aiutare tutte le persone in condizione di povertà assoluta che in dieci anni sono quasi triplicate, superando nel 2017 i 5 milioni. I soldi che la manovra stanzia per il reddito di cittadinanza potrebbero essere una scelta positiva se andassero a rafforzare il Reddito di inclusione, come chiede la Caritas insieme a tutta l’Alleanza contro la povertà. Diventeranno invece una gigantesca occasione perduta se il governo smonterà il lavoro fatto in questi anni, ripartendo da zero.

Il secondo: le politiche “predistributive”, necessarie per fare ripartire l’ascensore sociale. Penso a un grande investimento sulle nuove generazioni, nell’ordine di un punto di PIL: dagli asili nido fino alla lotta alla dispersione scolastica, dall’estensione della gratuità dei libri di testo a una più generale nuova politica per il diritto alla conoscenza. Una dote per i giovani attivabile al compimento dei 18 anni per finanziare un progetto formativo o imprenditoriale. Penso al lavoro, cambiando le cose che non hanno funzionato del Jobs act e attuandone le parti più innovative legate alle politiche attive, e alla previdenza, rendendo flessibile l’età di pensionamento in modo più equo e sostenibile rispetto a quanto propone il governo. La sanità – garantendo effettivamente i Livelli Essenziali di Assistenza in tutto il territorio nazionale – e la casa, occupandoci dei 4 milioni di famiglie che vivono in affitto, spesso in condizioni di grave disagio abitativo.

Purtroppo le scelte dell’attuale Governo non hanno nulla di tutto questo, non c’è traccia del nuovo modello di sviluppo di cui l’Italia ha bisogno. Ci sono solo nuovi debiti che ricadranno sulle spalle delle nuove generazioni compromettendone il futuro. Meno tasse per i ricchi e il condono per i furbi che hanno evaso. Maggior spesa pubblica per interessi e tagli ai servizi per i più poveri. Poco o nulla per la crescita, zero per il Mezzogiorno.

Non possiamo restare a guardare l’avanzata di questa nuova e pericolosa destra che sta costruendo un paese più povero e ingiusto, che premia i furbi, penalizza le nuove generazioni e mette a rischio anni di conquiste culturali e democratiche anche in campo europeo, che però va rifondato. Dobbiamo rimetterci rapidamente in piedi. Il PD va rigenerato dalle fondamenta: dobbiamo cambiare radicalmente la nostra piattaforma politica e il modo di essere comunità politica, la nostra classe dirigente a livello nazionale così come nei territori.

Bisogna combattere e organizzarsi perché come affermava Martin Luther King “Può darsi non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non farete nulla per cambiarla”.

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