26 Aprile, 2024
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Fermiamo Cupinoro: un unico “grido” contro la discarica – Foto e Video

Alla manifestazione di Torrimpietra adulti e bambini in gioco per una bene “collettivo”.

“No” alla discarica e alle attuali logiche dei rifiuti. Dire “No” non è un gioco, ma un rischio e un percorso. Di consapevolezza e volontà. C’è chi si rifiuta all’industrializzazione della discarica di Cupinoro e alla riattivazione di un sito il cui passato è poco chiaro e il cui futuro è da molti temuto come una scure sulla salute e sull’economia agro-turistica dell’area. C’è chi dice “Fermiamo Cupinoro”. E lo fa in strada, per cercare la famosa necessaria e svilita prtecipazione.

Contro la narrazione appiattita della comunicazione contemporanea, che vomita moli di dati abbattendo il confronto diretto tra le popolazioni, propagandando l’incenerimento a macchia d’olio come panacea per tasche e menti. Contro l’indifferenza travestita da dinsinganno spiccio. Contro il muro di omertà e di diverbi italioti. Verso un forma semplice e concreta di dialogo. Mani, voci, sguardi. Anche da un semaforo all’altro. C’è chi chiede trasparenza e informazione, chi invita la collettività a ragionare in termini di sostenibilità e di ricerca. C’è chi pensa all’avvenire dei bambini, ad un territorio fiaccato da crisi e da politiche che non rintracciano risorse e pianificazione nella vera cultura della differenziata e nel reale circuito del riciclaggio, ma nel valore nudo dell’indifferenziata. Dalla buca all’incenerimento. Quali prospettive? Questi argomenti e domande si sono animati tra i manifestanti radunati il 27 settembre dalle 10 del mattino sotto il sole dell’Aurelia, presso Torrimpietra (Fiumicino), magliette candide sul petto, un unico slogan, “Fermiamo Cupinoro”, mescolato nelle voci di chi ha deciso di ricominciare a lottare nella pubblica piazza.

La questura non ha autorizzato un corteo per le strade della cittadina, quindi i manifestanti, guidati dai comitati “Stop Discarica” e “Terra Attiva”, hanno attraversato ripetutamente la strada, in un ordinato chiassoso flusso. Un palco e molti interventi. Tra i trattori fermi, appoggi simbolici per gli striscioni della giornata, icone e sintomi di un’economia dell’agricoltura e del turismo, minacciata se non affossata dalla presenza venetannale di una discarica che insiste su un’area archeologica sottoposta a numerosi e non rispettati vincoli e riconosciuta patrimonio dell’Unesco, danneggiando la vocazione e l’equilibrio di un intero territorio. Una manifestazione per riunire tutte le istanze, abbandonando particolarismi e battaglie private. Una lotta in campo aperto, di tutta la comunità per seppellire il mostro-discarica e riconsiderare le politiche energetiche del territorio. Tutti i partecipanti che si sono alternati brevemente sul palco per rivendicare la natura della manifestazione, hanno sottolineato come informarsi e condividere nozioni e idee sia il primo passo per difendersi difendendo il proprio ambiente. Se Cupinoro significa inquinamento, allarme salute, devastazione per i produttori locali, bacino di irregolarità non ancora emerse e possibile futuro di TMB e biodigestori, le azioni immediatamente necessarie sono due, hanno rimarcato tutti. Da un lato formare una rete che non si sfaldi per beghe interne, che sappia mantenere un obiettivo unico e solidale, una ribellione pacifica e documentata, continua e osmotica. Dall’altro smagare lobbie politiche, camorre reali e mafie mentali, impedire che un illecito come la discarica diventi tumore invincibile per il territorio. Ridare vita allo spirito critico vitale della poplazione, che assopita dal duro tran tran quotidiano, non vede la pesante trave che pur fende l’occhio, e non solo.

Prossimo appuntamento l’11 ottobre a Cerveteri e il possibile ricorso al TAR.

Sarah Panatta

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