C’è un momento, nella vita di ogni persona, in cui nasce il bisogno di allontanarsi dalle proprie abitudini. Non perché queste siano sbagliate, ma perché le percepiamo estranee a noi. Si sente la necessità di abbandonare i propri confini, come un uccello migratore che cerca un luogo nuovo. È il desiderio di mettersi alla prova in un contesto diverso, di scoprire fino a che punto si è adulti, capaci di resistere e crescere. L’esperienza Erasmus è anche questo: un distacco netto dalla quotidianità abituale. Si vive un contesto che non si può controllare del tutto, dove la vita ti costringe ad adattarti, spesso con brutalità. È un urto che all’inizio può sembrare difficile da sostenere, ma grazie al quale possono emergere i lati migliori di noi. Viaggiare significa affidarsi a se stessi senza certezze, se non il proprio coraggio. Eppure, passo dopo passo, si scopre che adattarsi a un contesto estraneo rende capaci di affrontare anche i contesti scelti, quelli che nella vita futura potremo costruire e dominare. È una palestra di crescita, dove la vera esperienza umana si rivela. Il contatto con una vita lontana e con una cultura nuova apre la mente. Permette di conoscere persone con valori diversi dai nostri e di scegliere ciò che, alla fine, vogliamo davvero portare dentro di noi. Conoscere gli altri significa conoscere meglio se stessi. È un cammino di consapevolezza che rende adulti, padroni delle proprie scelte. Ad ogni modo, non è per tutti. È per chi ha il coraggio di rompere con ciò che non lo rende felice. È per chi non vuole fermarsi, ma cambiare e crescere. Viaggiare, in fondo, è capire che il mondo non è solo il luogo in cui siamo nati, ma il terreno dove possiamo scoprire chi siamo davvero e che ruolo, nel grande cinema della vita, vogliamo vivere.
Denis Andrei Mihut


