Se si naviga sul web si trova un poโ di tutto sullโopportunitร o meno diย consumare latte, sui benefici nutrizionali, sui rischi di contrarre malattie e sul fatto che lโuomo sia lโunico mammifero che consuma questo alimento da adulto, una cosa considerata โnon naturaleโ. Molte volte le considerazioni sono basateย su opinioni piรน che su dati scientifici.
Ancheย la ricerca scientifica non รจ unanime, ed i risultati di studi epidemiologici e nutrizionali sono a volte contradditori, probabilmente a causa di variabili difficili da controllare e che non dipendono dal consumo di latte. Per esempio, se in alcuni articoli viene riportato un aumento del rischio di tumori (Melnik, 2021) dovuto al consumo di latte, in altri il latte risulta avere un effetto protettivo (Vieiraย et al., 2017). Probabilmenteย la veritร sta nel mezzo, cioรจ il consumo di latte non ha effetti rilevanti sul rischio di contrarre questa grave malattia ed i risultati diversi sono dovuti ad altri fattori, non facilmente identificabili. Ovviamente le cose cambiano nel caso in cui si sia allergici a qualche proteina del latte oย intolleranti al lattosio. In questo caso per evitare lโinstaurarsi di stati infiammatori, causa di aumento di rischio di diverse patologie, ci si dovrebbe astenere dal bere latte, oppure si dovrebbe consumare latte speciale, per esempio latte ad alta digeribilitร nel quale il lattosio sia giร โdigeritoโ e scisso nei componenti glucosio e galattosio, o accontentarsi di consumare formaggio che giร dopo poche settimane di stagionatura non contiene che tracce di lattosio.
Possiamo chiederci se esista unย giudiceย che non si lascia influenzare dalle opinioni dei singoli o dallโaltalenarsi dei risultati sperimentali, e che puรฒ darci un parere sullโopportunitร o meno di bere latte. Il giudice imparziale cโรจ, ed รจย il nostro genoma. Con le nuove tecnologie di analisi genomica รจ possibile analizzarlo con grande dettaglio, grazie alle informazioni raccolte da centinaia di migliaia di marcatori del DNA. Studiandolo abbiamo imparato a distinguere i geni utili, selezionati in modo positivo dalla selezione naturale o artificiale, da quelli non selezionati e da quelli deleteri, selezionati in modo negativo. Possiamo quindi chiederci, e chiedere al nostro genoma,ย se il gene che ci permette di digerire il lattosio da adulti sia utile oppure no. Potremmo concludere che il latte faccia bene solo nel caso in cui questo gene porti segnali di una selezione positiva. Ma come รจ possibile capirlo?
Laย selezione lascia segni riconoscibili nel genoma delle popolazioni che ne sono state soggette. I segni della selezione possono essere rilevati attraverso lโanalisi della variazione genetica e della distribuzione delle frequenze alleliche tra le popolazioni. Uno dei metodi per identificare regioni del genoma sotto selezione positiva utilizza la lunghezza degli aplotipi. Un aplotipo รจ una combinazione specifica di alleli su un cromosoma che รจ ereditata insieme, come un blocco unico. Nelle popolazioni gli aplotipi tendono ad accorciarsi a causa della ricombinazione che avviene durante la riproduzione sessuale. Durante la formazione degli ovuli e degli spermatozoi, i cromosomi omologhi si appaiano e scambiano segmenti di DNA attraverso un processo chiamato ricombinazione meiotica. Questo processo di ricombinazione genera nuove combinazioni di varianti genetiche che possono essere diverse da quelle presenti nei genitori. Contemporaneamente gli alleli dellโaplotipo originale possono ricombinare, formando aplotipi piรน corti (Figura 1).
Figura 1.ย La lunghezza di un aplotipo (verde) diminuisce nel corso delle generazioni a causa della ricombinazione.
Aplotipi sotto selezione positivaย aumentano di frequenza in poche generazioni nella popolazione (Figura 2), quindi ricombinano meno e sono decisamente piรน lunghi rispetto ad aplotipi che non sono sotto selezione positiva.
Figura 2.ย Mutazioni favorevoli aumentano di frequenza in poche generazioni a causa della selezione positiva. Di conseguenza ricombinano meno volte rispetto ad alleli non sotto selezione.
Laย frequenza e la lunghezza di un aplotipoย puรฒ essere quindi utilizzata per valutare laย forza della selezione naturaleย che agisce su una popolazione (Figura 3).
Figura 3.ย Gli aplotipi che comprendono mutazioni favorevoli sono frequenti e di dimensioni maggiori rispetto agli altri.
Che storia racconta il nostro genoma sul gene della lattasi?
Laย lattasiย รจ lโenzima prodotto nellโintestino tenue che รจ responsabile della digestione del lattosio, lo zucchero del latte. Nella maggior parte dei mammiferi, incluso lโuomo, lโespressione del gene lattasi รจ regolata durante la crescita e cessa dopo lo svezzamento. Questo significa che gli adulti di solito non producono lattasi e non sono in grado di digerire il lattosio. Tuttavia, in alcune popolazioni umane,ย la produzione di lattasi non diminuisce dopo lo svezzamento, ma continua per tutta la vita.
Il gene della lattasi (LCT) haย varianti dovute a mutazioni diverseย avvenute nel tempo ed in popolazioni diverse. Per esempio, negli europei la mutazione che causa la persistenza della produzione di lattasi รจ stata identificata in un singolo nucleotide del geneย LCT, che codifica per lโenzima lattasi (Itamย et al., 2009). Questa mutazione non era presente nei primi neolitici europei ed รจ emersa circa 7.500 anni fa (Burgerย et al., 2007). ร nota come la mutazione C/T โ 13910 e si trova vicino al promotore del geneย LCTย che regola lโespressione del gene e quindi la produzione di lattasi. Altre mutazioni che inducono sono state osservate in Africa Medio Oriente e in Asia (Figura 4; Ingramย et al., 2009; Ranciaroย et al., 2014; Mortinaroย et al., 2021).
Figura 4.ย Mappa della distribuzione mondiale di diversi varianti del gene della lattasi che ne determinano la persistenza durante lโetร adulta (tratto da Anguita-Ruiz et al., 2020).
Queste mutazioni hannoย chiari segni di selezione positiva. Alcune sono molto frequenti nelle popolazioni nelle quali sono avvenute, e tutte sono localizzate in aplotipi molto piรน lunghi rispetto agli aplotipi omologhi che non portano le mutazioni che determinano la persistenza della lattasi (Figura 5; Bersaglieriย et al., 2004 Tishkoffย et al., 2006).
Figura 5.ย Lunghezza degli aplotipi in corrispondenza del gene LCT (da Tishkoff et al. 2006). Gli aplotipi che portano la mutazione per la persistenza da adulti (in rosso la mutazione africana G/C-14010 e in verde la mutazione europea C/T-13910) sono molto piรน lunghi degli aplotipi omologhi che non portano la mutazione (in blu allele africano non persistente e in arancione allele europeo non persistente).
In generale,ย la frequenza del gene della lattasi รจ piรน alta nelle popolazioni che hanno tradizionalmente praticato lโallevamento del bestiame come fonte di cibo, come le popolazioni europee, africane orientali e meridionali, mediorientali e asiatiche meridionali (Figura 6; Segurelย et al., 2017; Anguita-Ruizย et al., 2020).
Figura 6.ย Frequenza della persistenza della lattasi nel mondo (tratto da Anguita-Ruiz et al., 2020).
In queste popolazioni,ย la capacitร di digerire il lattosio nellโetร adulta รจ stata vantaggiosa, poichรฉ il latte e i suoi derivati sono fonti ricche di proteine e nutrienti importanti. Ciรฒ ha permesso alle popolazioni che hanno mantenuto lโespressione del gene lattasi di espandersi e prosperare in regioni dove altre fonti di cibo erano limitate. Inoltre, ha portato allo sviluppo di culture e di pratiche alimentari basate sul consumo di prodotti lattiero-caseari.
Dโaltra parte, la frequenza del gene della lattasi รจ generalmenteย piรน bassa nelle popolazioni che non hanno avuto una tradizione di allevamentoย del bestiame, come le popolazioni asiatiche orientali, le popolazioni native americane e molte popolazioni africane occidentali.
La frequenza del gene della lattasiย sta cambiando in molte popolazioni in tutto il mondoย a causa di fattori come la migrazione, lโurbanizzazione e lโadozione di pratiche alimentari diverse.
In conclusione, per chi ha la mutazione giusta, non cโรจ dubbio, il latte fa bene!
Ringraziamenti
Si ringrazia la Fondazione Romeo ed Enrica Invernizzi per il finanziamento al Centro di Referenza IRCAF
Autori
Paolo Ajmone Marsan, Simone Morabito e Giuseppe Bertoni โ Dipartimento di Scienze Animali, della Nutrizione e degli Alimenti โ DIANA e Centro di riferimento agro-alimentare
Romeo ed Enrica Invernizzi โ IRCAF, Universitร Cattolica del Sacro Cuore
Referenze
Anguita-Ruiz A, Aguilera CM, Gil ร. Genetics of Lactose Intolerance: An Updated Review and Online Interactive World Maps of Phenotype and Genotype Frequencies. Nutrients. 2020 Sep 3;12(9):2689. doi: 10.3390/nu12092689. PMID: 32899182; PMCID: PMC7551416.
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(fonte Ruminantia)








