5 Dicembre, 2025
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Sdegno e indignazione

A valle delle recenti tornate elettorali regionali e al netto delle analisi post-voto, ancora una volta, il vero partito vincitore è ‘il popolo dell’astensionismo’.  Un partito trasversale agli schieramenti che contrasta nettamente con la partecipazione massiva che ha travolto le città italiane a supporto dell’azione della Global SUMUD Flotilla per la popolazione di Gaza. 

L’astensionismo elettorale in Italia è un fenomeno in crescita costante, che testimonia la disaffezione nei confronti della politica e della possibilità di incidere in maniera personale nella vita sociale. Il diritto di voto, pietra miliare della democrazia, dovrebbe consentire ai cittadini di avere voce in capitolo nei processi che li riguardano. Eppure, il diffuso astensionismo, sembra testimoniare una mancanza di fiducia nella reale possibilità che le proprie istanze vengano rappresentate in maniera efficace da chi ci rappresenta. Molto spesso le analisi sottolineano l’allontanamento dei più’ giovani, dalle forme tradizionali di impegno politico a favore di una presunta individualità che li renderebbe meno sensibili alle istanze sociali.

Come si spiega allora l’ingente mobilitazione spontanea a cui abbiamo assistito? Giovani compresi, viste le molte manifestazioni svoltesi presso scuole ed Università. Nonostante la presa di posizione di alcuni partiti politici e parti sindacali, l’impegno e la testimonianza della gente scesa in piazza e nelle strade, nasce da un sentimento personale di appartenenza alla società civile, a una categoria che supera confini e appartenenze e unisce le persone in nome dell’umanità. A queste manifestazioni, che non si vedevano da anni, fa da contraltare l’immobilismo della classe politica, tra cui ‘brilla’ di luce propria la nostra Presidente del Consiglio che ha cercato di screditare una mobilitazione di quasi 50 paesi del mondo, riconducendola ad un’azione di disturbo verso il suo governo e ha tacciato di irresponsabilità quanti hanno posto a rischio la propria incolumità, dicendo che forse le sofferenze del popolo palestinese non erano la priorità”.   Una grande parte della popolazione italiana che ha manifestando dissenso e disagio nei confronti dell’azione politica nazionale ed internazionale nell’unico modo che gli è ormai rimasto è la stessa chiamata recentemente al voto. 

Come scrivono Gianrico e Giorgia Carofiglio in “L’ora del caffè. Manuale di conversazione per generazioni incompatibili’, sarebbe utile ricordare la differenza tra due termini: sdegno e indignazione. Lo sdegno, che traspare dalle parole della nostra Premier, rimanda a sentimenti sterili e velenosi come il risentimento o il disprezzo, mentre l’indignazione richiama la ribellione verso quanto offende la propria dignità o quella altrui. C’è molta differenza. Ma l’importanza dei toni e delle parole utilizzate aprirebbe un altro grande capitolo di riflessione. 

Monica Sala

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