Nell’epoca dell’esasperazione dell’Io, nella quale è più importante affermarsi con clamore che esistere con onore, ritengo doveroso dare voce e spazio a chi vive nell’ombra sebbene nell’oscurità riesce a far muovere chi non vede.
Sono i cani guida, a cui oggi, 16 ottobre, è stata dedicata una giornata nazionale per ricordarne lo straordinario ruolo socio assistenziale, ma mi piace pensare anche per rivolgere a questi animali straordinari, il ringraziamento di una società che sempre meno a ragione si proclama civile.
Quei cani straordinari, che si dedicano fedelmente a un non vedente diventandone passo e possibilità di autonomia, non ne sanno nulla di giornate nazionali, feste e riconoscimenti; a loro basta una carezza, la voce di chi gli si affida, il valore di quel legame asimmetrico per biologia ma perfetto e magico, forte e unico, indescrivibile.
Quel compito affidato senza concorso e senza retribuzione, garantisce a centinaia di ciechi amicizia, affetto, sicurezza e libertà sebbene, essendo per definizione animale, gli sia precluso l’accesso a questo o a quell’esercizio, attività, mezzo di trasporto.
Alla faccia di tanti sapienti e potenti con presunzione d’insegnamento, forse dovremmo riconoscergli il ruolo educativo sociale riguardo al rispetto e all’accoglienza, un riconoscimento sostanziale e non solo formale; mi riferisco a sgravi fiscali sulle assicurazioni e sulle vaccinazioni, a sussidi sotto forma di croccantini o di tolettature.
Dovremmo poter entrare in quel rapporto duale di profonda intimità emotiva per renderci conto della muta intuizione di bisogni, dell’infaticabilità, della garanzia di una presenza indispensabile, del reciproco riconoscersi in forza e fragilità, premura e discrezione, gioco e serietà.
Sorrido pensando che possa esserci qualcuno che definisce quei cani semplicemente bestie, quasi che con quel lemma volesse contrassegnare una loro diminutio, quasi a voler demarcare una differenza arrogante e superba; seppur non avendo un cane, mi riconosco nella sensibilità di coloro che, rivestendo ruoli istituzionali, hanno consentito e favorito questa giornata dall’elevato valore etico, individuando le criticità che ancora caratterizzano questa nobile funzione e magari, adoperandosi per sanarle.
Un abbaio può non dirci molto, talvolta può anche farci sdegnare per arrivarci fastidioso ma se ciechi sapessimo tradurlo in luce, sarebbe la nostra unica possibilità di vedere il mondo e le sue meraviglie, raccontato con linguaggio e parametri diversi.
Allora una carezza sarebbe assai poco, sebbene per quei cani è tutto ciò che li rende felici.
Gianluca Di Pietrantonio


