Il malessere dei ferrovieri italiani si è manifestato negli ultimi mesi con scioperi e mobilitazioni sentite e partecipate; oltre ai treni a fermarsi è stata la fiducia dei lavoratori nelle proprie rappresentanze tradizionali. I sindacati confederali hanno infatti perso terreno tra macchinisti e capitreno, accusati di aver accettato negli ultimi venti anni rinnovi contrattuali al ribasso su salario, competenze accessorie e orario di lavoro in nome della competitività e sostenibilità del Gruppo FS.
A riempire questo vuoto di rappresentanza sono state le sigle di base e l’assemblea pdm/pdb, che si propongono come voce autentica della categoria e pretendono una chiara inversione di tendenza. Il messaggio nel comunicato del XI° sciopero della categoria è forte: «Il recente rinnovo del CCNL delle Attività Ferroviarie, voluto dall’Azienda e firmato dai sindacati, non ha accolto le rivendicazioni dell’Assemblea Nazionale. Un CCNL approvato tramite un referendum opaco […] una normativa che prevede fino a 11 ore di lavoro giornaliere, riposi ridotti a 7 ore, impossibilità di usufruire dei pasti e di ambienti di lavoro Idonei, turni aciclici.
Con questo rinnovo macchinisti e capitreno hanno visto non solo peggiorare ulteriormente orari e carichi di lavoro, ma anche mettere a rischio la sicurezza dell’esercizio. Le continue aggressioni nei confronti del personale e verso gli utenti dei treni non sono nemmeno state prese in considerazione, si è, al contrario, scelto di ridurre ulteriormente il personale a bordo aumentando ancor di più il rischio. Macchinisti sempre più soli anche di notte, senza la possibilità di un soccorso tempestivo in caso di malore. Macchinisti e capitreno non hanno alternative e per farsi sentire continueranno a scioperare, aziende e sindacati invece l’alternativa ce l’hanno: ascoltare chi sciopera. Macchinisti e capitreno informano che le proteste continueranno fino a quando non verranno ascoltate le legittime richieste dei lavoratori per salute, sicurezza e salario.»
Nonostante la partecipazione agli scioperi sia stata significativa, il nuovo CCNL ferroviario è stato comunque sottoscritto dalle sigle maggiori, ma senza affrontare i nodi strutturali del settore. Così, al termine di una stagione di proteste, resta la sensazione di una lotta che ha generato più frustrazione che conquiste. Le aziende hanno ottenuto ciò che volevano, le sigle tradizionali hanno salvato il proprio ruolo formale, ma il vero spostamento è avvenuto nella rappresentanza: oggi sempre più ferrovieri guardano alle sigle di base come unico spiraglio, mentre la distanza con i sindacati tradizionali sembra destinata ad allargarsi.


