Il periodo storico in corso è alquanto preoccupante perché l’evidente tendenza di tutti i cittadini sembra essere quella di voler tornare indietro nel tempo a quando l’ignoranza era un qualcosa da elogiare, a quando l’unica forma “civile” di dibattito erano le manganellate e l’olio di ricino.
D’altronde si sa l’Italia è un paese che non ha mai voluto fare i conti con la propria storia e non ha ancora voglia di farli, perché significherebbe parlare seriamente del fascismo e della sua natura ignorante capace di insediarsi nella vita quotidiana delle persone come un tumore che intacca le capacità cerebrali.
L’università è da sempre un luogo-antidoto in cui politica, cultura e libero pensiero si mescolano e permettono la creazione di un humus necessario per l’avanzamento sociale e culturale di un paese. Per questo motivo, ci sono forze in gioco che stanno cercando di togliere agli studenti ogni possibilità, da quella di lavorare e studiare contemporaneamente a quella di voler vivere dignitosamente grazie al fantomatico “pezzo di carta”.
Tutto ciò non è solo un insulto all’articolo 34 della nostra costituzione, ovvero:”La scuola è aperta a tutti…”, e uno spreco di soldi, visto che dal 2011 al 2023 il capitale umano stimato uscito dal Belpaese sia di circa 134 miliardi, ma è soprattutto un insulto alla dignità e all’impegno di migliaia di ragazzi e ragazze che decidono ogni giorno di voler migliorare il loro paese.
Lo stesso paese che chiede loro di sobbarcarsi le responsabilità del domani e nel mentre fa chiudere librerie, scuole e biblioteche, lo stesso paese che parla di sicurezza e poi malmena chiunque provi a manifestare un’idea opposta e, soprattutto, lo stesso paese che ha trasformato l’onesto in cretino e il furbo in intelligente.
Tutto ciò non può continuare, perché sarebbe dichiarare la morte dell’Italia e qui non vogliamo capire che il domani è molto più vicino di quel che pensiamo, ma in fondo uno meno capisce e più è felice.
Claudio Colantuono
Redattore L’agone