15 Maggio, 2024
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Licenziato il caposcorta dopo la strage di Brandizzo

Dopo un mese e mezzo la strage di Brandizzo, la società RFI decide di licenziare Antonio Massa, il caposcorta sopravvissuto al grosso incidente avvenuto lo scorso 30 agosto. Massa è stato indagato dalla procura di Ivrea per aver fatto iniziare i lavori sui binari da parte degli operai della Sigifer nonostante non fosse ancora arrivata l’autorizzazione. Questa leggerezza avrebbe causato la morte dei cinque manutentori delle ferrovie, Michael Zanera, Kevin Laganà, Giuseppe Lombardo, Giuseppe Aversa, Giuseppe Sorvillo, quando il treno merci li travolse e gli operai, piegati sui binari di schiena, non ebbero scampo.

«Non è più possibile proseguire neanche temporaneamente il rapporto di lavoro, perché è stato leso irreparabilmente il rapporto di fiducia con l’azienda». Questo è quanto dichiarato da RFI nella lettera di licenziamento mandata a Massa, sostenendo inoltre «il provvedimento adottato è giunto al termine di un iter procedimentale che, in caso di infrazioni e violazioni di principi, regole e procedure da parte del lavoratore, è attivato e svolto nel rispetto di tutte le garanzie di contradditorio e difesa».

Dopo la strage il caposcorta è entrato in uno stato di choc e depressione e si aspettava questa mossa dalla società in quanto gli era stato recapitato da parte della procura un avviso di garanzia per i reati di disastro e omicidio colposo con l’ipotesi dell’eventuale dolo.

A determinare la procuratrice di Ivrea, Gabriella Viglione, nei confronti dell’ex caposcorta era stata anche l’audizione, di Vincenza Repaci, la dirigente della movimentazione della stazione di Chivasso che aveva dichiarato di aver negato al telefono per tre volte a Massa l’autorizzazione a iniziare i lavori e che, la notte della tragedia, aveva spiegato a Massa che i binari non erano liberi e che a breve sarebbe passato un treno. Pertanto, Massa avrebbe disobbedito e a confermarlo sarebbe anche il video girato da Laganà quella sera.

Lo scorso 14 settembre Massa aveva ricevuto la contestazione disciplinare a cui, come sottolinea RFI parlando di “iter procedimentale”, aveva risposto con delle giustificazioni scritte. Motivazioni che, per RFI non sono risultate idonee. Con la sua condotta, quindi, per la società avrebbe violato, tra le altre cose, gli standard del codice etico del gruppo Ferrovie dello Stato. Questi i motivi che hanno portato al licenziamento per giusta causa effettivo dal 20 ottobre.
Claudia Reale
Redattrice L’agone

 

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