4 Maggio, 2024
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Moda e psiche, alla ricerca continua di un equilibrio tra esibizione e riserbo

Alla ricerca continua di un equilibrio tra esibizionismo e pudore, l’abito rappresenta una fra le più importanti forme di comunicazione dopo la parola e la vista. Ma cosa c’è dietro la scelta di uno specifico abbigliamento? Desiderio di esprimere qualcosa, la necessità di inviare messaggi ben precisi o il desiderio di camuffarsi?

Un’analisi della moda dal punto di vista psicologico e sociale è stata fatta dalla psicoanalista Adelia Lucattini, componente della Società Psicoanalitica Italiana, che evidenzia come la moda e l’abito, siano significativi  strumenti comunicativi degli esseri umani. “La parola ‘moda’ deriva dal latino modus, di cui conserva tutti i significati: foggia, modo e maniera. Abbigliarsi significa comunicare, inserirsi in un sistema di convenzioni sociali, accettare o mettere in discussione dei codici, espliciti e impliciti, coscienti e inconsci”, spiega Adelia Lucattini, “Attraverso gli abiti si possono  esprimere diversi modi di essere e sentire, abitualmente sono legati all’espressione della propria identità e alla ricerca della propria sicurezza personale, talvolta  al semplice desiderio di conformarsi al proprio gruppo di appartenenza. In altri casi, invece, rappresentano un’esibizione della propria sensualità o una competizione sociale o un’ affermazione della propria presunta superiorità rispetto agli altri. Poiché ‘abito’ come ‘habitus’ da cui deriva, significa ‘comportarsi’, l’abbigliamento è vincolato al corpo e attraverso la comunicazione non verbale e inconscia,  racconta di noi, mostra i nostri gusti, esprime le nostre scelte, rappresenta il nostro Sé e la nostra personalità, dice chi siamo”.

Adelia Lucattini arriva all’analisi dell’effetto-abbigliamento. “Da esaltazione del proprio corpo a segno di distinzione o di appartenenza e a un determinato status socio-economico, l’abito ‘parla’, trasmette sempre qualche segnale”, prosegue Adelia Lucattini, “Quando si scende in ambito più intimo e personale, il capo di abbigliamento ed la sensualità diventano i due ingredienti fondamentali di quella miscela che contraddistingue la seduzione, come gioco e  appeal, la capacità di attrarre l’altro a sé”. Con un salto nel passato, si può notare che la moda come fenomeno sociale è stata molto importante anche nei secoli scorsi. “Mentre l’interesse antropologico, sociologico e filosofico per la moda e i suoi prodotti è stato ben documentato e comunicato al grande pubblico, la psicoanalisi, la psicologia e persino la psichiatria pur essendosene occupate, sono invece rimaste relegate agli specialisti e agli esperti del settore”, prosegue, “Tuttavia, dopo un’attenta osservazione, si nota che la moda gli abiti e gli accessori consentono alle persone di comporre con piacere il proprio “ornamento”, sono espressione di aspetti vitali di se stessi, specifici delle propria cultura e connessi alla propria identità. Numerosi lavori scientifici mostrano il nesso profondo tra moda e inconscio e le neuroscienze, di concerto, mostrano come le nostre capacità razionali, emotive e inconsce influenzano l’abbigliamento e si esprimono in guardaroba specifici di ogni persona”.

Secondo Adelia Lucattini bisogna rilevare “la costante inter-relazione tra modo di vestirsi e l’attitudine personale nell’affrontare la vita nei suoi aspetti vitalizzanti e con le difficoltà che inevitabilmente comporta. La moda interpreta e dà voce ai cambiamenti sociali, rappresenta le varie sfaccettature della situazione macroeconomica di vari paesi e implica un pensiero a vari livelli, artistico-creativo, artigianale, economico e di marketing. Il luogo d’incontro tra fruitori e i creativi, e i prodotti visti come oggetti transizionali e la moda come uno spazio transizionale, intersezione tra psiche e realtà. Naturalmente, lo stile che viene scelto da ognuno è anche utilizzato per distinguersi, per marcare un territorio e esprimere la propria estetica dell’esistenza. Da alcuni decenni il fashion style interessa direttamente adolescenti e giovani che sono certamente anche un target di mercato, ma soprattutto, perché i ragazzi sono in continua crescita e per questo in grado d’intercettare i cambiamenti psicologici e sociali, con estrema rapidità. Creano e adottano nuovi stili che interpretano e indossano come una ‘seconda pelle’. Con spontaneità non priva di ricercatezza, si fanno portavoce di significati emergenti che attraverso il loro personale ‘habitus’, comunica direttamente all’inconscio, dei coetanei, dei genitori, di tutti”.

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