28 Aprile, 2024
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Come siamo arrivati alla vigilia dell’estate…

Come siamo arrivati a luglio, all’estate. In maniera lenta, ma pare un attimo. La fine dell’estate scorsa, le elezioni, il successo del centrodestra. Una donna premier, Giorgia Meloni. Due figure ingombranti come Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. E Tajani, che non è ingombrante ma va a ricoprire il ruolo di vicepremier in coabitazione con il leader della Lega.

Poi le elezioni del Partito Democratico, con Elly Schlein che vince contro quasi ogni pronostico, battendo Stefano Bonaccini. Due donne al comando dei due filoni conduttori della politica italiana. Una con un passato da attivista ma che prova a ridimensionare quel suo stesso passato; l’altra che si ritrova a capo di un partito che cerca di risollevarsi dopo le gestioni Letta, poi Renzi, poi ancora Letta. Come un cane che si morde la coda, senza mai raggiungerla. C’è la netta impressione che il centrosinistra si sgretoli poco a poco, nonostante le parole di facciata, nonostante i tentativi di resurrezione in stile araba fenice.

Muore Silvio Berlusconi, che volente o nolente ha rappresentato trent’anni di politica italiana, ed è stato premier più giorni di Giulio Andreotti. Ed è tutto un dire. Le polemiche sui funerali di Stato, chi va e chi non va, chi piange e chi si frega le mani. Colpisce il ricordo di lui che fa Matteo Renzi alla Camera, e s’infittiscono le voci di quell’immaginario sogno di sua Emittenza, che lo vedeva come erede designato. Sogno o realtà?

La risposta Berlusconi se l’è portata nella tomba, prendere o lasciare. Accade di tutto, in un’Italia che a volte appare allo sbando. L’alluvione che devasta l’Emilia Romagna, con la ricerca di un uomo che sappia guidare la ricostruzione e che viene nominato un mese dopo il danno, cose all’italiana. Ci pensa Figliuolo, e speriamo non ci siano le stesse polemiche di quando ha governato il post pandemia.

E’ l’Italia che non guarisce dai femminicidi, dalle polemiche costi quel che costi, dai bastian contrari, dalle cosucce che diventano cosone. E’ l’Italia, come cantava Ron, delle macchinine vroom-vroom. Il suo refrain è di trent’anni fa, e le cose non sono cambiate.
Massimiliano Morelli

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