26 Aprile, 2024
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Giovani e comportamento, tra progresso e regressione

Scomposizione della condotta giovanile dell’ultimo mezzo secolo

“Se stava mejo quanno se stava peggio”, diceva mia nonna. Darle torto o ragione tout court, però, potrebbe far incorrere in sciatta superficialità e inesattezza quando ci si riferisce alle giovani leve dell’umanità.

I nostri ragazzi stanno vivendo la primavera dell’esistenza meglio o peggio dei loro coetanei di cinquant’anni fa? Nel progresso c’è stato un miglioramento per le loro condizioni psichiche, il loro inserimento sociale, le prospettive future? Sono cambiate, e come, le loro capacità relazionali? Sono più forti o più fragili? Più o meno responsabili? Più o meno concreti, determinati, disposti a osare e inclini al sacrificio?

Nessuna verità assoluta

Gli intelligenti si pongono domande, in troppi tendenti a proclamare verità assolute, teorie, rintracciare responsabilità, partorire soluzioni.

La mia esperienza mi esorta alla cautela; ho imparato che comprendere è più complesso che giudicare e che gran parte della conoscenza modula dall’esperienza prima ancora che dallo studio.

In un raffronto generazionale, bisogna partire dai dati, la raccolta dei quali è fortemente sbilanciata dai mezzi di comunicazione; l’avvento di internet ha promosso una moltiplicazione esponenziale dell’informazione, per cui oggi è possibile venire a conoscenza di molti più fatti rispetto al passato. Va da sé che sarebbe avventato asserire che il modo di comportarsi dei nostri giovani sia peggiorato rispetto a quello dei loro coevi degli anni 50/60 del secolo scorso.

L’informazione…

Oggi siamo in grado di sapere di più e questo, certo, ci fa rabbrividire di fronte a certa cronaca con protagonisti i ragazzi. Ma quanto spazio viene riservato nell’informazione a quegli adolescenti che, nonostante la complessità di un mondo che ineditamente delinea un orientamento peggiore di quello del passato, hanno il coraggio di sognare ancora, perseguire obiettivi con l’alito concreto della progettualità e la tenacia delle ambizioni?

E nei casi in cui, invece, si perdono sulle vie dell’irrazionale, quanta responsabilità ha la precedente generazione con i suoi cattivi esempi?

Diversità

I giovani di oggi sono diversi, è vero, diverso è il loro modo di relazionarsi, di comportarsi, di scegliere, amare, desiderare, di darsi priorità ma questo non può essere assunto come un giudizio di valore. La loro ottica diversa, infatti, potrebbe essere l’unico salvacondotto in un marasma di modelli e ideologie discutibili. Noi adulti dovremmo tenere a mente di essere i diretti responsabili degli agiti dei nostri figli, imponendoci di diventare esempi e non esegeti. Invece no, cerchiamo responsabili in uno scaricabarile imbarazzante.

Il bene e il male

Colpa della scuola, dell’iperconnessione, della politica, dimentichi però che la famiglia è la fucina dove si forgiano esseri umani. Qui si impara a distinguere il bene dal male, il buono dal cattivo, l’onestà dalla scorrettezza; qui si plasmano le inclinazioni, le idee, si coltivano le attitudini.

Se un imbruttimento c’è stato, quindi, sarei propenso a essere indulgente con i nostri ragazzi vittime del delirio di onnipotenza con cui li imbroglia la rete e dell’immaturità a cui li condanniamo noi genitori. Concludo condividendo il pensiero di un noto psicanalista: “L’adolescenza è una malattia normale; il problema non è quello dell’adolescente, il problema è se viviamo in una società abbastanza sana da poter tollerare la malattia dell’adolescente”.

Gianluca Di Pietrantonio
Criminologo Forense

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