7 Maggio, 2024
spot_imgspot_img

Bracciano, a proposito di nuova didattica…

La didattica dell’italiano o, in senso più esteso, della letteratura è un tema che ancora oggi coinvolge docenti e studiosi a tutti gli stadi della formazione scolastico. Ne è consapevole Claudio Giunta (classe 1971, specialista di letteratura medievale e docente di Letteratura italiana presso l’Università di Trento), che proprio sulla didattica ha incentrato il suo intervento tenutosi oggi 21 aprile 2023, presso l’Archivio Storico di Bracciano, in un incontro aperto tanto ai docenti quanto agli studenti.


All’incontro erano presenti diversi insegnanti del Liceo “Ignazio Vian” (nella cui aula magna al mattino si è svolto un altro dibattito, sempre con la partecipazione di Giunta, incentrato sul tema dell’educazione civica nelle scuole, ndr), alcuni studenti ed ex studenti del liceo, l’assessore Emanuela Viarengo e il presidente de “L’Agone” Giovanni Furgiuele. A dialogare con il Professore Roberta Leoni, docente del Liceo Vian e responsabile dell’ass. “Cultura Movens” della cooperativa Epica (organizzatrice di questa giornata).


Si può pensare un nuovo modello educativo nelle scuole, che permetta un proficuo insegnamento e apprendimento delle discipline umanistiche? Secondo Giunta sì, e deve partire soprattutto dagli studenti: la letteratura, lo studio delle opere non devono essere imposti come analisi scientifiche e immutabili, ma «bisogna far rendere conto i ragazzi che ogni testo si può ancora interpretare». Un esempio di possibile nuovo approccio è stato fatto con Dante Alighieri: l’obiettivo da ricercare per una migliore trasmissione della sua poesia sarebbe quello di «giungere insieme a un commento», docente e studenti, facendo scoprire tutto ciò che c’è dietro al singolo testo (una visione completa, dunque, che indaghi a fondo ogni aspetto legato alla sua storia e al suo significato). Non è sempre necessario, e su questa idea l’intero uditorio si è mostrato concorde, dover «correre dietro a un programma» e magari concluderlo malamente («piuttosto che spiegare superficialmente dieci canti della Commedia sarebbe meglio spiegarne uno solo ma facendo comprendere a tutti, per esempio, chi sia Virgilio e quale sia il suo ruolo nel viaggio di Dante»): è necessario, invece, trasmettere qualcosa, e in questo l’insegnante è tenuto in qualche modo a sbilanciarsi, rivelando anche parte di se stesso.


«Spesso i ragazzi, quando arrivano all’Università» spiega Giunta «non hanno ancora mai sperimentato una comunicazione culturale, che non significa solo parlare di poesia, studio e letteratura, ma anche più semplicemente conoscere film, musica e parlarne con qualcuno; è solo questo ciò che manca loro per tirare fuori tutto l’immenso potenziale creativo e intellettivo che possiedono».
È dunque un’immagine positiva e propositiva quella che emersa dal dibattito odierno: sia nei confronti dei ragazzi, visti come «fuochi da accendere» -come scriveva il biografo greco Plutarco-, sia nella didattica, che può offrire e ricevere tanto, ma accettando di rivedere e adattare i propri metodi anche ai tempi in costante evoluzione.

Silvia Mangiatordi

Ultimi articoli