26 Aprile, 2024
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Asl Roma4, nuovo direttore di distretto per nuovo asset assistenziale

Maria Cristina Serra (direttore distretto 1), Alessandra Petruio (direttore distretto 2), Giacomo Furnari (direttore distretto 3) e Leonardo Spaziani (facente funzioni direttore distretto 4 fino al 28 febbraio 2023) spiegano come stanno portando avanti la sfida della revisione dell’offerta socio-sanitaria, posta dal Pnrr, partendo dalle caratteristiche peculiari dei propri territori.

Il dm/2022 ha introdotto nuovi modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale del servizio sanitario nazionale e in questo scenario il ruolo di coordinamento che assume il direttore di distretto diviene cruciale nel garantire un’offerta integrata calata sui bisogni dell’utente.

Una sfida che la Asl Roma4 sta affrontando intervenendo in primis sulla realizzazione di una nuova squadra che, con concorso pubblico, ha portato alla nomina ufficiale di tre direttori di distretto su quattro. Ora tocca a loro coordinare le attività di revisione, ciascuno per il proprio territorio, per una nuova offerta socio-sanitaria che parta dallo studio dei bisogni della comunità di riferimento. Un progetto ambizioso, che sta vedendo i direttori di distretto impegnati in prima battuta nel coinvolgimento degli stakeholder interni, come il dipartimento di salute mentale e il Tsmree, e di quelli esterni, istituzioni e terzo settore.

Dottoressa Maria Cristina Serra, cosa si aspetta dagli interventi del Pnrr? Quali saranno le principali novità organizzative?

«E’ dal 1978 che attraverso lo scorrere di normative si parla di potenziare il territorio, ma abbiamo sempre assistito a una cronica “disattenzione” dell’assistenza territoriale. Con il Pnrr e il dm 77/2022 viene proposto un nuovo modello organizzativo in cui tutti gli interventi sono affidati a un coordinamento che investe la responsabilità del distretto sanitario. Finalmente dopo tanti anni in cui si parla di distretto e delle sue sfide, assistiamo a una potenziale crescita concreta, che a mio parere andrà a bersaglio proprio con i bisogni socio-sanitari dei cittadini. Finalmente la salute fisica s’intreccerà con la variabile sociale che consentirà una presa in carico olistica della persona. Il grande sforzo che stiamo portando avanti sia in termini di programmazione che di organizzazione dei futuri servizi sanitari di base, quali case di comunità e ospedale di comunità, attraverso l’ausilio di studi epidemiologici dello stato di salute di popolazione, riusciranno a dare risposte concrete alle domande di salute della nostra popolazione residente attraverso l’innovazione di reti di offerta. Non più parole ma fatti concreti».

Quali caratteristiche deve possedere un direttore di distretto per assecondare e supportare la trasformazione dell’assistenza territoriale veicolata dal Pnrr? 

«I Mmg, i Pls, le case della comunità, gli ospedali di comunità, le Cot, gli infermieri di famiglia e di comunità, rappresentano gli “strumenti” per l’erogazione della rete dei servizi socio sanitari nel territorio, per i quali il direttore di distretto dovrà essere assimilato a un “direttore d’orchestra” garante della soavità musicale che dirige, e che contestualmente dovrà quindi rappresentare una figura ad alta responsabilità, con precise competenze, del “sapere e saper fare” e anche “saper essere” quel musicalmente soave che servirà per armonizzare le rete assistenziali del territorio».

Il distretto 2 ha una popolazione più giovane, con forte presenza di immigrati e comunità straniere. Dottoressa Alessandra Petruio quali sono le trasformazioni da apportare?

«Il distretto, che da pochissimo tempo mi trovo a dirigere, è caratterizzato prevalentemente da popolazione giovane, ma anche molto fragile, considerando che circa il 18% degli abitanti di Ladispoli e il 9% di Cerveteri sono stranieri. La barriera linguistica impedisce a questi cittadini di accedere ai servizi cui potrebbero usufruire, pertanto ritengo necessario che, in questo distretto in particolare, venga organizzato quanto prima un lavoro di integrazione con l’aiuto di mediatori culturali e lavorare con la rete sociale per una formazione scolastica, che possa consentire una reale integrazione. Trattandosi poi di popolazione giovane, che con il covid ha vissuto un periodo storico particolarmente difficile, sarà necessario intensificare quei servizi che lavorano sulla prevenzione, in particolare della salute mentale».

Quali caratteristiche deve possedere un direttore di distretto per assecondare e supportare la trasformazione dell’assistenza territoriale veicolata dal Pnrr? 

«Il direttore di distretto deve innanzitutto conoscere il territorio e quindi la popolazione di riferimento. Cosa che noi abbiamo messo in pratica grazie allo strumento dello studio epidemiologico, che ci ha guidato nella nuova programmazione dei servizi; deve avere poi capacità organizzative, ma soprattutto capacità relazionali con tutti gli attori che intervengono non solo nei processi di cura, ma anche di tutela dello stato di salute del singolo, e dell’intera comunità, quindi rapporti con le istituzioni, la rete sociale, i servizi presenti sul territorio, i Mmg e Pls, creando una rete solida».

Per il distretto 3 il Pnrr prevede investimenti cospicui. Dottor Giacomo Furnari quale sarà l’assetto a tendere, e quale il ruolo dell’ospedale Padre Pio nel nuovo scenario?

“Il Pnrr prevede interventi di prevenzione e assistenza sul territorio in una prospettiva di integrazione tra servizi ospedalieri, servizi territoriali e servizi sociali che sinergicamente garantiscano la risposta ai bisogni di salute e la presa in carico del paziente, con riferimento soprattutto alla persona affetta da malattie croniche. Entro il 2026 nel distretto 3 verranno realizzati i seguenti interventi previsti dal Pnrr: casa della comunità spoke a Canale Monterano; casa della comunità spoke a Manzana; casa della comunità hub a Trevignano; centrale operativa territoriale a Bracciano; ospedale di comunità ad Anguillara; casa della comunità ad Anguillara.

Tali progetti definiranno un nuovo modello organizzativo della rete sanitaria territoriale che mira a un’assistenza più vicina ai cittadini, connessione tra servizi e integrazione tra la rete sociale e quella sanitaria. In questo, un valido alleato saranno i servizi di telemedicina che stiamo progettando. Il distretto sarà popolato da nuovi servizi, da un aumento della numerosità degli stessi oltre che da nuove soluzioni operative e dal rafforzamento dei servizi preesistenti».

Quali caratteristiche deve possedere un direttore di distretto per assecondare e supportare la trasformazione dell’assistenza territoriale veicolata dal Pnrr? 

«Esistono ampi spazi di possibile collaborazione tra la Asl e la comunità, e il direttore di distretto, nello scenario proiettato dal Pnrr, diventa una figura chiave che deve saper rispondere ai bisogni eterogenei dell’utenza di riferimento e deve saper interagire con i vari stakeholder, dai sindaci alle Rsa, dal sistema politico al volontariato. Fondamentale è far dialogare soggetti pubblici con soggetti privati, facendo nascere delle forme di coprogettazione e cooperazione».

Il distretto 4 è un distretto grande e molto popoloso, caratterizzato dalla assenza di un ospedale per acuti. Dottor Leonardo Spaziani quali le prospettive di trasformazione?

«Il Distretto 4, il più vasto e popoloso della Asl Roma 4 con quasi 120.000 abitanti distribuiti in 17 comuni, rappresenta sicuramente una grande sfida. La progettazione delle case di comunità, ben 5 a partire da quella di Fiano, è stata l’occasione per mettere gli abitanti al centro dei progetti del Pnrr garantendo una sanità più equa e di prossimità. L’assenza di un presidio ospedaliero interno ci ha spinto a fare rete con le aziende sanitarie ed ospedaliere vicine, in particolare con il S. Andrea, con la Asl Roma 1 e la Asl Roma 5, con cui stiamo costruendo un programma di presa in carico condiviso dei pazienti residenti nel nostro territorio che unisca le competenze dei grandi ospedali romani e quelle del territorio della Asl Roma 4 in un’ottica di collaborazione e di rete».

Quali caratteristiche deve possedere un direttore di distretto per assecondare e supportare la trasformazione dell’assistenza territoriale veicolata dal Pnrr?

«Il Pnrr rappresenta sicuramente una grande opportunità da cogliere per rinnovare e rilanciare la sanità territoriale. Il distretto viene messo al centro delle tante attività che coinvolgono i diversi servizi della Asl, gli enti locali, le associazioni dei pazienti e del terzo settore. Il direttore di distretto dovrà sapersi muovere all’interno di questa rete con competenze trasversali sia gestionali che sanitarie, abbracciando il cambiamento e mantenendo il ruolo fondamentale di garante della salute territoriale. La Asl Roma4 si appresta quindi a entrare in una nuova fase operativa che vedrà cambiare radicalmente il volto dell’assistenza territoriale. L’ospedale non è più il fulcro della rete ma è il distretto a diventare perno del nuovo asset assistenziale. In questo nuovo contesto, emerge una figura di direttore che non sarà più legata alla sola sfera gestionale dei servizi e delle risorse, ma che dovrà porsi al centro di una rete di relazioni: con le istituzioni politiche locali, con i Mmg, con gli specialisti ambulatoriali, con gli erogatori del privato accreditato, con le associazioni del terzo settore, con le altre aziende del servizio sanitario regionale e da ultimo, ma non per importanza, con il cittadino. Un vero direttore orchestra insomma».

 

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