19 Aprile, 2024
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Cgil, per la prima volta dopo 27 anni un premier sul palco

Io sono Giorgia, io sono il presidente del Consiglio, io vado per la prima volta a un convegno della Cgil. L’istantanea è questa, Giorgia Meloni è salita sul palco di Rimini per parlare a una platea che, di sicuro, non la pensa politicamente come lei. Preceduta dai pelouche, segno di protesta per quei bambini morti nel naufragio di Cutro, anzi, di tutti i minori che muoiono in mare. Preceduta dalle parole di Maurizio Landini, che ha cercato di smorzare le polemiche, i fischi, i cori di scherno nei confronti del Governo che la Meloni rappresenta. Da parte del premier prima i ringraziamenti al sindacato per lo spazio concesso, poi la puncicata a Chiara Ferragni, influencer che non sta certo passando bei momenti per la vicenda Rai: “Non sapevo che Chiara Ferragni fosse una metalmeccanica”, ironizza. Sulla frase riportata su un vestito che la moglie di Fedez ha indossato al festival di Sanremo. Poi, va giù pesante: “Credevamo che il tempo della contrapposizione ideologica feroce fosse alle nostre spalle e invece in questi mesi, purtroppo, mi pare che siano sempre più frequenti segnali di ritorno alla violenza politica, con l’inaccettabile attacco degli esponenti di estrema destra alla Cgil” e le azioni “dei movimenti anarchici che si rifanno alle Br”. Politica che si miscela all’economia di un Paese alla ricerca di una identità. E ancora: “Erano 27 anni che un presidente del consiglio non saliva su questo palco, oggi, 17 marzo, possiamo tentare di celebrare autenticamente l’unità nazionale”. Schietta sui salari italiani, “che non crescono da trent’anni e sono gli unici più bassi che nel Novanta”. Giorgia, la Meloni, vuole “puntare tutto sulla crescita economica. Veniamo da un mondo in cui si pensava di abolire la povertà e creare lavoro per decreto. Oggi qualcuno chiede che sia lo Stato, per legge, per decreto a creare un salario elevato. Ma le cose non stanno così e lo abbiamo visto: la ricchezza la creano le aziende e i loro lavoratori, lo Stato deve fare le regole. E la sfida è mettere aziende e lavoratori nelle condizioni migliori per crearla e farla riverberare su tutti”. Alla fine, c’è anche qualche applauso.
Massimiliano Morelli

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