26 Aprile, 2024
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A Roma festival di danza, arte e video, tra natura, archeologia e we

Danzare sulle linee pure scolpite da Antonio Canova, volare idealmente sul percorso che il grande artista ha tracciato a Roma, disegnando una mappa neoclassica sulla scoperta dell’antico ma rivista con la curiosità dell’archeologo e la modernità dell’urbanista.

E’ con questo spirito che l’Associazione Canova22 ha ideato e organizzato il Festival “Dancescreen in the land” in occasione del bicentenario della morte dell’artista di origine veneta molto legato a Roma: un ricco programma di spettacoli all’aperto con la luce del tramonto, coreografie contemporanee messe in scena reinterpretando le sue opere, performance, passeggiate archeologiche, workshop di storytelling e collage digitali, gaming creativi e gratuiti per i più giovani.

Il tutto in tre location affascinanti sul percorso della “fabbrica” di Canova, stesa sugli strati archeologici della Roma imperiale, dal Corso fino all’Appia Antica. Dal centro alla periferia romana, dal Municipio I al Municipio VIII, in gemellaggio con la città di Amsterdam per il Festival Cinedans che rilancia gli spettacoli sulle piattaforme internazionali: un nuovo linguaggio multidisciplinare e condiviso, immerso nella natura, per suscitare quel senso di appartenenza a una comunità sostenibile, quale vorremmo fosse la città.  E saranno presentate due prime nazionali.

Si parte il 1 settembre nella Fornace del Canova, a un passo da via Ripetta, sede dell’associazione e antica fornace in cui lo scultore cuoceva i suoi bozzetti in terracotta;

dall’8 all’11 si estende nel verde all’Anfiteatro del Borgo Acqua Paola presso Bracciano, dove è prevista anche la possibilità di partecipare a un “Incontro con gli artisti” e di cenare. È a disposizione un bus navetta da Bracciano al Borgo Acqua Paola.

Dal 14 al 18 settembre il festival si sposta nella suggestiva cornice del Ninfeo della Villa dei Quintili, nel  Parco Archeologico dell’Appia Antica, là dove il Canova lavorò come sovrintendente. E, come nel Monopoli, dal 20 settembre si torna alla Fornace con performance ed eventi fino al 9 ottobre.

Le scenografie e gli allestimenti alla Villa dei Quintili sono sono realizzati dal Dipartimento di Architettura e Progettazione dell’Università Sapienza di Roma coinvolgendo gli studenti.

I video ripresi durante il festival saranno proiettati negli spazi del Museo MAXXI di Roma in autunno.

Dancescreen è un progetto triennale sostenuto dal Mic, per la direzione artistica di Fiorenza d’Alessandro in collaborazione con Franz Prati, Laura Fusco, Luca Molinari, e condiviso con il Dipartimento di Architettura e Progettazione dell’Università Sapienza di Roma, il Parco Archeologico dell’Appia Antica e il Maxxi.

L’evento al Borgo Acqua Paola ha il patrocinio del Comune di Bracciano. Si ringrazia per la collaborazione l’associazione di Manziana “Strada dei Sapori e della Cultura dell’Antica Via Clodia”.

 L’associazione CANOVA22

L’associazione ha sede a Roma in Via Canova 22, nell’antica fornace dello scultore neoclassico.                     È stata fondata e viene gestita da un gruppo di artisti di varie discipline (pittura, scultura, architettura, letteratura) con una specifica e consolidata esperienza nella danza e nella videodanza. Coreografi e danzatori, soprattutto, portano avanti un progetto di promozione culturale che unisce il luogo, l’arte, gli spettacoli e la formazione aggiornata con le innovazioni tecnologiche.

 Canova e Roma

L’artista, nominato nel 1802 da Napoleone come soprintendente per gli scavi dell’Appia Antica, immaginava già la creazione di un grande Parco; nella sua instancabile attività artistica e culturale si muoveva tra gli studi in Via Canova nel Campo Marzio e il  sito archeologico, vivendo l’emozione per il ritrovamento dei marmi antichi. E adesso, con i passi delle compagnie da noi invitate, ispirati alla trasformazione alchemica tra terra, aria e fuoco, ritrova vita la dedizione di Canova per la danzatestimoniata dai molti disegni realizzati sul tema. Così il gesto che fa prendere forma all’idea originaria di un’opera, tradotto nel movimento, rende il corpo un “luogo”, edificio/spazio urbano nella città che si trasforma e che trasforma il corpo che la abita.

 

 

 

 

 

 

 

 

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