Il presidente russo riconosce che le relazioni tra i due Stati sono a un punto così critico che solo un faccia-a-faccia, quello in programma a Ginevra mercoledì prossimo, può far sperare in qualche timido passo in avanti, ma nessuno si fa illusioni. Al momento non è neppure prevista la conferenza stampa finale congiunta

Alla vigilia del vertice con il suo omologo americano, Joe Biden, il presidente russo Vladimir Putin ha riconosciuto che le relazioni Usa-Russia sono “al punto più basso degli ultimi anni”. E’ la conferma che le relazioni tra Usa e Russia sono a un punto così critico che solo un vertice faccia-a-faccia, quello di Ginevra mercoledì prossimo, può far sperare in qualche timido passo in avanti. Le relazioni sono ai minimi e il vertice dovrebbe consentire a Biden e Putin di affrontare le tante divergenze, ma nessuno si fa illusioni. Al momento non è neppure prevista la conferenza stampa finale congiunta.

I punti di contrasto non sono pochi: gli attacchi hacker compiuti, secondo gli Usa, dai pirati russi contro le aziende americane, le interferenze elettorali di Mosca, l’Ucraina, la Bielorussia, la sorte del dissidente, Aleksey Navalny, i negoziati sull’Iran, la stabilità nucleare, più in generale la diversa visione sui diritti umani. Temi su cui la Casa Bianca, lo ha ripetuto anche nelle ultime ore, vorrebbe “una relazione più stabile, più prevedibile”.

Putin – che ha concesso un’intervista all’Nbc, la prima a un’emittente americana dal 2018 – non si sbilancia ma si augura che Biden sia meno impulsivo che il suo predecessore: “Trump è un individuo straordinario, un uomo di talento”, “un individuo pittoresco, che può piacerti o meno, ma non è arrivato dall’establishment, non aveva mai fatto parte della politica di alto livello prima d’alloora”. L’attuale inquilino della Casa Bianca è invece “radicalmente diverso”, un politico di carriera, e Putin si augura che non prenda decisioni “ispirate dall’impulso”.

Ma Biden non si fida di Putin, lo considera “un uomo senz’anima”, addirittura “un killer”. Putin ha sorriso sprezzante quando il giornalista gli ha chiesto se sia un assassino e ha aggiunto che sono parole “espressione della cultura americana”.

“Durante il mio mandato, mi sono abituato ad attacchi da tutti i tipi di angolazione e da tutti i tipi di aree, con ogni tipo di pretesto e ragioni; attacchi di diverso calibro e ferocia e niente di tutto ciò mi sorprende. Penso – ha però sottolineato – che siano parole espressioni della cultura americana dove questo è considerato normale. A proposito, non qui. Qui non è considerato normale”. E dunque anche quello sarà inevitabilmente un altro pesante motivo di attrito.

(Agi)

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui