Ore di attesa per i ristoratori romani che attendono le decisioni del ministero. Tutti pronti a rialzare la serranda giΓ da domenica. “Non sappiamo come pagare l’affitto, i gestori dei bar non hanno piΓΉ soldi per fare la spesa e portarla al casa. Abbiamo perso l’80% del fatturato”
Il tempo stringe. L’attesa logora. Soprattutto i ristoratori romani, i quali si dicono pronti ad alzare la serranda e a prendere le prenotazioni a pranzo, giΓ a partire da domenica prossima. Sempre se il Lazio diventerΓ zona gialla. Per saperlo bisognerΓ aspettare domani, quando il ministro della Salute, Roberto Speranza , assegnerΓ (o confermerΓ ) il colore alle regioni italiane.
“Aspettiamo con ansia che ci venga detto se resteremo arancioni o torneremo gialli, quando potremo riaprire, finalmente, le attivitΓ e ridare speranza ai ristoratori”, dice Sergio Paolantoni, alla guida di Fipe-Confcommercio Roma. La crisi Γ¨ palpabile. La disperazione, anche. “Vedere i bar e i ristoranti chiusi, con attivitΓ di asporto limitata, Γ¨ molto frustrante. I negozi e i centri commerciali sono rimasti aperti. Mentre noi restiamo a guardare”.
Quello della ristorazione Γ¨ uno dei settori piΓΉ colpiti dalla pandemia. “Ma il fatto di tornare gialli e poter riprendere le nostre attivitΓ ci rende ottimisti – dice Paolantoni, giΓ presidente di Palombini Eur srl – anche in vista delle grandi perdite: solo nel 2019, a Roma e nel Lazio, il settore della ristorazione ha perso quasi 3miliardi di fatturato, l’estate 2020 Γ¨ stata un’ecatombe per le nostre attivitΓ , che fanno della socialitΓ il loro punto di forza”.
Quelle in arrivo sono ore cariche di tensione, insomma. Se il Lazio dovesse restare in zona arancione? “Non voglio nemmeno pensarci – risponde Paolantoni – dobbiamo diventare zona gialla. Non so piΓΉ come tenere a freno la base. I numeri della pandemia, per fortuna, stanno migliorando”.
Gli ultimi dati sono incoraggianti. Ma non cosΓ¬ scontati. “Regna il caos – taglia corto Valerio Laino, proprietario del ristorante di pesce, rione Monti – Siamo in stand by. Non so se chiamare o meno i dipendenti. Non so se conviene riaprire o restare chiusi. Col senno del poi, entro stasera dovrei ordinare il pesce per averlo domenica a pranzo”.
Una corsa contro il tempo. “Rischiamo di non riuscire ad organizzarci bene. Il locale Γ¨ chiuso dal 23 dicembre. Andrebbe sistemato prima di riaprirlo. Il Governo non tiene conto delle nostre necessitΓ , nΓ© tanto meno delle nostre ulteriori perdite economiche. Pensa solo a spartirsi le poltrone. Mentre noi aspettiamo ancora i ristori di Natale …”
“Non possiamo essere solo noi gli untori – si sfoga il presidente di Fipe Confcommercio Roma – Siamo pronti a mettere misure piΓΉ stringenti e a distanziare maggiormente i tavoli, se Γ¨ questo che vogliono. Ma queste regole devono valere anche per i supermercati, gli alimentari, i negozi di abbigliamento. Invece la fascia arancione colpisce solo noi”.
La differenza tra zona gialla e arancione riguarda principalmente la possibilitΓ di consumare cibi e bevande all’interno di bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie. “Questo Γ¨ incomprensibile”, tuona Paolantoni. “Fateci aprire. Vogliamo lavorare”.
Γ il grido di aiuto che lanciano i rappresentanti di categoria. “I ristoratori non sanno come pagare l’affitto del mese, i gestori dei bar non hanno piΓΉ soldi per fare la spesa e portarla al casa. Hanno perso l’80% del fatturato – insiste Paolantoni – Ci sono dipendenti che preferiscono licenziarsi per prendere il reddito di cittadinanza piuttosto che la cassa integrazione. Non possiamo continuare cosΓ¬”.
(La Repubblica)


