27 Aprile, 2024
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Bergamo , l’ira dei leghisti: “Qui niente più turisti, colpa di chi la chiama la Wuhan d’Italia”

A definirla così furono loro in Parlamento

 In consiglio comunale il partito di Salvini presenta una interrogazione all’amministrazione guidata dal sindaco Gori. La richiesta: agire contro “Repubblica”. Ma il 25 marzo a Montecitorio il deputato del Carroccio, Belotti, descrisse la sua città “segnata per sempre” accostandola proprio a quella cinese da cui è partita la pandemia

Se fosse un film (comico) si intitolerebbe “La Lega e la Wuhan d’Italia”. Invece è la storia di una gaffe. Una gaffe che si compie attraverso una interrogazione presentata in consiglio comunale nel capoluogo della provincia più colpita dal coronavirus in Europa: Bergamo. Succede questo: sul delicato tema Covid – delicatissimo, trattandosi, appunto, della città orobica – il partito di Matteo Salvini riesce a smentire se stesso. È il 4 gennaio. I consiglieri di “Lega – Salvini premier” a Palazzo Frizzoni – sede del Comune – presentano un’interrogazione a risposta scritta: l’oggetto è un articolo di Repubblica (pubblicato il giorno stesso) sui ritardi della campagna vaccinale a Bergamo: la “Wuhan d’Italia” come recita il titolo (“Dopo il V-day niente. La campagna fantasma della Wuhan d’Italia”). Ed è proprio la definizione “Wuhan d’Italia” a fare infuriare il gruppo leghista che si rivolge dunque all’amministrazione guidata dal sindaco Giorgio Gori. La richiesta: agire contro Repubblica prendendo provvedimenti contro la “campagna diffamatoria” di cui, stando ai firmatari del documento, l’articolo si sarebbe fatto portatore. Contro Bergamo. Perché – si legge nel testo – “etichettarla come Wuhan appare quanto mai sconveniente soprattutto per la promozione del turismo, il quale recepisce e raffigura Bergamo come una città contaminata e infetta”.

Insomma: la tesi è che se i turisti vengono di meno a Bergamo dopo la prima, drammatica ondata di Covid 19 (che in provincia ha provocato migliaia di morti: 6.500 in 10 mesi secondo i dati ufficiali, almeno 10mila secondo altre stime condivise da amministratori locali, ndr) per la Lega la colpa non sarebbe del virus ma di Repubblica. Tuttavia, va ricordato che a definire Bergamo la “Wuhan d’Italia” fu proprio la stessa Lega. In Parlamento. Per voce del deputato bergamasco Daniele Belotti. Il 25 marzo intervenne a Montecitorio descrivendo così, la voce rotta dalla commozione, la sua città: “La mia Bergamo è diventata Wuhan. Siamo segnati per sempre”, disse Belotti. Ultrà atalantino coinvolto in un’inchiesta sul tifo violento (fu poi prosciolto), ex assessore regionale lombardo e già segretario provinciale della Lega, un tempo bossiano e indipendentista, poi salviniano. Speaker storico di Pontida. Nel giorno in cui i consiglieri bergamaschi – primo firmatario Stefano Rovetta – presentano l’interrogazione a Palazzo Frizzoni per chiedere a Gori di prendere una posizione contro Repubblica Belotti rincara la dose con un post su Fb, dove si unisce alla richiesta di provvedimenti avanzata dai colleghi di partito: “Una città che vive tanto di turismo e che sta cercando a fatica di ripartire, su Repubblica viene definita ancora la Wuhan d’Italia”. Poi, rivolto al sindaco Gori, la critica più strumentale: “È inutile spendere per riportare i visitatori se poi qualche giornale politicamente a te affine ridipinge la città appestata”. Ma lo stesso Gori ha preso le difese di Repubblica dichiarando che “accostare Bergamo e Wuhan non rappresenta una diffamazione, quanto un’osservazione sostenuta da elementi di oggettività. Entrambe le città hanno infatti eccezionalmente sofferto a causa della pandemia di Coronavirus: Wuhan più di ogni altra città della Cina in occasione della prima manifestazione del virus, nello scorso mese di gennaio; Bergamo durante i mesi di marzo e aprile, allorché proprio la nostra città si è trovata ad essere la più colpita del continente europeo. Il parallelo Wuhan-Bergamo – spiega Gori – si è così frequentemente ritrovato nelle cronache giornalistiche e nei commenti degli osservatori. Da qui anzi è nata una corrispondenza con il sindaco di Wuhan, favorita dal ministero degli Esteri, con la reciproca promessa di costruire – superando la tragedia della pandemia – una relazione di amicizia e di collaborazione tra le due città.  Da qui ritengo possano nascere opportunità anche di carattere economico, sia per le nostre imprese, sia in vista di possibili flussi turistici: con ciò favorendo – e non già ostacolando – la necessaria ripresa economica del nostro territorio”.

Da notare: tra i consiglieri firmatari ci sono Alberto Ribolla (anche parlamentare) e il già citato Rovetta. I quali, insieme a Serena Fassi, segretario cittadino della Lega, la sera del 5 novembre scorso erano in piazza davanti a palazzo Frizzoni a manifestare (presidio non autorizzato) insieme a centinaia di cittadini (molti militanti leghisti, commercianti, baristi, ristoratori) contro Gori per il nuovo lockdown – deciso per altro dal governo. La protesta continuò poi con un corteo non autorizzato culminato con un assedio sotto l’abitazione del sindaco. Cori, torce, striscioni (alcuni video e messaggi della protesta secondo Gori furono ripostati e rilanciati dai consiglieri leghisti): tra i manifestanti, anche una cinquantina di militanti e simpatizzanti neofascisti (CasaPound). Su quella brutta serata la procura di Bergamo ha aperto un fascicolo: decine di indagati, tra i quali l’avvocato Marco Saita, dichiarate simpatie di estrema destra, legale di fiducia dello stesso Belotti.

(La Repubblica)

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