27 Aprile, 2024
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Vaccino italiano di ReiThera ha funzionato nella fase Uno. Dati presentati allo Spallanzani

Arcuri: “Importante essere indipendenti”. Serviranno sei mesi per le altre due fasi. Poi sarà possibile produrne 100 milioni di dosi all’anno. Ippolito: “Il vaccino è sicuro e stimola il sistema immunitario come Moderna e Pfizer”. Ne basta una dose. Può essere conservato in un normale frigorifero

Il vaccino italiano prodotto da ReiThera ha presentato i dati della fase uno della sperimentazioni. Le prime iniezioni erano avvenute il 24 agosto. I volontari arruolati sono stati 100. Non ci sono state reazioni avverse. Il sistema immunitario è stato attivato, sia sul fronte degli anticorpi che bloccano il virus in circolazione, sia sul fronte delle cellule T, che distruggono le cellule del nostro organismo già infettate. “Abbiamo la capacità di produrre cento milioni di dosi all’anno” ha spiegato Antonella Folgori, presidentessa di ReiThera.

Per la fase due e la fase tre delle sperimentazioni serviranno altri sei mesi. “Poi il vaccino sarà valutato in modo indipendente dall’Autorità europea per il farmaco, come avviene per tutti gli altri” ha spiegato il direttore dell’Aifa Nicola Magrini. “Abbiamo disposto che l’azienda abbia le risorse per portare a termine le sperimentazioni” ha assicurato il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri. “Oggi vediamo quanto stiamo combattendo per importare vaccini dagli altri paesi. Sappiamo quanto valore abbia invece dotarci di una produzione direttamente in Italia. Per questo abbiamo previsto un’iniezione di equity e un ingresso pubblico nel capitale di ReiThera. Dobbiamo provare a essere indipendenti con i vaccini come siamo riusciti a esserlo per i ventilatori e gli altri dispositivi, che a marzo importavamo in toto, e che oggi riusciamo invece a fabbricare da soli”.

“Il vaccino è sicuro, non ci sono stati eventi avversi gravi. C’è stata un po’ di infiammazione sul sito di iniezione. Le reazioni sono state comunque inferiori a quelle di Moderna e Pfizer” ha spiegato Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani. I volontari hanno sentito in qualche caso mal di testa, stanchezza o poche linee di febbre. “Con una sola dose, gli anticorpi raggiungono il picco dopo 4 settimane, poi restano costanti. Potrebbe dunque non esserci bisogno di richiamo”. Le fiale possono essere conservate a 2-8 gradi. “La produzione di anticorpi è stata equivalente nelle tre diverse dosi testate” ha proseguito Ippolito.

Oltre agli anticorpi, quel che conta per valutare un vaccino è la presenza delle cellule T. “Per quanto riguarda gli anticorpi neutralizzanti, li abbiamo trovati su 42 dei 44 volontari che hanno ottenuto il vaccino” ha spiegato Ippolito. Le due persone senza risposta avevano avuto la dose più bassa. Metà dei volontari non hanno ricevuto il vaccino perché, su base casuale, gli è stato somministrato un placebo. “Le cellule T sono il maestro d’orchestra del sistema immunitario, persistono nei tessuti per lungo periodo e danno la memoria immunitaria. Gli anticorpi invece sono i soldati della prima linea. Anche sul fronte delle cellule T la risposta è stata in linea con i vaccini di Moderna e Pfizer, superiore rispetto alle persone guarite dal virus” ha spiegato Ippolito.

“I vaccini che utilizzano Dna o Rna sono i più rapidi da produrre, per questo sono molto adatti alle malattie emergenti e alle emergenze” ha detto Folgori. Possono anche essere riadattati nel giro di uno o due mesi in cambio di mutazione drastica del virus. “Nel nostro campus a Castel Romano svolgiamo tutte le fasi della produzione, dalla ricerca alla manifattura finale”. Finora ReiThera ha ricevuto 5 milioni di euro dalla Regione Lazio, 3 dal Ministero dell’università e della ricerca, ne ha investiti 12 in proprio e ha ottenuto la collaborazione dell’Istituto Spallanzani di Roma per i test e la sperimentazione di fase uno, che si sono in parte svolti anche al Policlinico universitario di Verona.

ReiThera collabora con l’azienda tedesca Leukocare, in particolare per rendere possibile la conservazione a 2-8 gradi anziché a meno 80, e con la belga Univercells. Nella conferenza stampa allo Spallanzani è stata fatta una domanda sulla nazionalità della società che controlla ReiThera, che è svizzera. “Si chiama Keires ed è nata nel 2013 in Svizzera perché all’epoca il fondatore di ReiThera, il noto scienziato e accademico Riccardo Cortese, risiedeva lì” ha risposto Folgori. “Ma tutti i soci di ReiThera sono cittadini e contribuenti italiani, e anche la società è italiana, risponde al diritto italiano, produce, crea lavoro nel Tecnopolo di Castel Romano e paga le tasse in Italia”.

(La Repubblica)

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