28 Aprile, 2024
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I giovani salvino gli anziani, sono persone come loro

Caro Direttore, vorrei tanto contribuire al nostro magnifico giornale, come tu mi hai chiesto, con un “pezzo bellissimo”, ma non mi viene. Sono vittima di un attacco d’angoscia non retorica. Ora vado anche dal cardiologo per misurare pressione, olio e batteria. Mi sono un bel po’ stupito, stonato, sbalordito ascoltando le notizie sul Natale emanate dal governo e sono confuso, ma anche entusiasta, però un pochino mi vergogno per quella robaccia libica: ma è vero che il nostro aristocratico Conte nuotava a farfalla dalla Cirenaica?

E potremo mangiare il cotechino anche con consanguinei purché non dello stesso segno zodiacale. No, aspetti: non dica che voglio buttare tutto in cagnara o come diciamo noi a Roma, in caciara o a puttane, va tutto bene perché quando si fa sera tutti gatti sono grigi e anche le mucche di Chagall con quei violini ebrei sui tetti colorati. Non è che non capisco. Per esempio, come sai io ho un interesse privato nel restare vivo perché appartengo alla fascia d’età che è anche il mangime di quella carogna del Covid.

Sia in Usa che in UK le autorità hanno detto che, oltre ai sanitari esposti al rischio (e l’Italia ne ha mandati migliaia a morire inutilmente nella più feroce strage degli innocenti dell’età moderna) i primissimi a meritare salvezza sono quelli come me che formano il 98,2 per cento dei morti. Quando muore di Covid un giovane, è una notizia da prima pagina, come il bambino che morde il cane. Perché questo accidente di virus ha creato ciò che prima d’ora, che io sappia, nessuna pandemia o peste o colera ha mai creato. E cioè la guerra delle generazioni. Che capisco benissimo. Perché mai, se sono un trentenne con una giovane famiglia, o un adolescente che va in discoteca, dovrei massacrarmi l’esistenza a causa del mio comportamento che potrebbe mandare al creatore, anzi al crematorio, il nonno dello zio di uno che non conosco? Ma che vuoi che me ne sfreghi?

E – dico io – questo è giusto e comprensibile. Infatti, la cosa più sbagliata di questo modo di governare ignorante e leggermente genocida che è quello del nostro governo, è stata la mancata campagna, ma diciamo pure il semplice sforzo di creare un patto sociale e affettivo fra le generazioni. Non servono decreti, Dpcm, manette, multe e cariche anti-assembramento. Sarebbe stata necessaria una campagna amichevole, profonda, emotiva, cui anche santa madre Chiesa si è purtroppo sottratta quando avrebbe potuto far faville. Di che parlo? Di un discorsetto fatto più o meno così: cara ragazza e caro ragazzo che non ha nulla di serio da temere, proviamo a vedere perché i tuoi comportamenti non solo sono importanti, ma è importante che tu li adotti con felicità, con entusiasmo, con passione, non per paura di una multa.

Non si deve dire ai giovani che gli anziani – eccomi qua, oplà! – sono dei monumenti, dei testimoni, sono coloro che in passato eccetera eccetera. No, cari ragazzi, il punto è un altro. Chi è vecchio e vivo, è vivo. Ed è una persona., Attenzione: non un cittadino, versione italiana del citoyen di Robespierre. No: persone, tutte le persone fra cui te, io, loro, che siamo tutti uguali proprio e soltanto per il fatto di essere persone. Non perché noi guidavamo macchine a voi sconosciute come la Seicento multipla o giravamo in Vespa. Non è per questo che ci dovete proteggere dalla morte, ma vi preghiamo di farlo soltanto perché siamo anche noi vivi come voi.

Perché amiamo come voi. Soffriamo come voi. Ci innamoriamo (ho appena scritto un libro su questa misteriosa circostanza) quanto e come voi, forse peggio. E siamo tristi e siamo allegri, e ridiamo e facciamo pipì e popò, e magari siamo frastornati come lo sarete voi alla nostra età, ma proprio per questo abbiamo voglia e dunque diritto a vivere non perché siamo delle lapidi ambulanti, ma perché siamo uguali a voi. Vivi. E se restiamo vivi insieme, vi divertirete di più, arriverete più lontano di noi che, testardi, pretendiamo di restare “tutti attaccati a st’ammazzata vita”, come scriveva quel genio del Belli, dove l’aggettivo “ammazzata” sta per dannata, fottuta, insomma sacra vita, nel senso che non merita soltanto rispetto o stupida venerazione, ma affetto e divertimento. Facciamo un’alleanza, diventeremo amici.

(Il Riformista, Paolo Guzzanti)

 

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