29 Aprile, 2024
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Locatelli frena De Luca: “Terapie intensive lontane dai picchi di aprile”

Un lockdown nazionale “avrebbe conseguenze sociali ed economiche inaccettabili. E la scuola va tutelata a tutti i costi: nella peggiore delle ipotesi sarà l’ultima da sacrificare”. Il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli sposa la linea del premier Giuseppe Conte e in una intervista al Fatto Quotidiano dice la sua sull’andamento del contagio nel Paese.

 

“Stiamo facendo in queste ore riflessioni col ministro Roberto Speranza, il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro e il direttore scientifico dello Spallanzani Giuseppe Ippolito per identificare parametri volti a stabilire soglie: parliamo di combinazioni di numeri tra contagiati rispetto ai tamponi, occupazioni delle terapie intensive e ricoveri ordinari, morti. L’idea è di arrivare a definire un meccanismo che faccia scattare dei livelli di restrizioni fino alla peggiore ipotesi del lockdown nazionale a cui faremo di tutto per non arrivare”, aggiunge Locatelli.

 

La frenata di Locatelli arriva anche per i numeri che arrivano dalle terapie intensive (attualmente 1.049, +57 rispetto a ieri). “Sono ancora significativamente inferiori agli oltre 4 mila malati di inizio aprile, siamo al 25% di quel picco”, ha sottolineato il presidente del Css, ricordando che lo Stato “ha attivato e attiverà” nuovi posti letto. “Quando si arriverà a una soglia del 30% di occupazione dei posti letto a disposizione salirà l’allerta“, ha avvertito Locatelli. “Adesso siamo al 10-15% e comunque l’attenzione è alta“, ha aggiunto.

E in merito al ‘coprifuoco’ il presidente del Css spiega: “Evoca scenari tristi di limitazione della libertà con la forza, parlerei piuttosto di restrizioni alla possibilità di movimento. Ma quel che serve davvero è un patto generazionale: a perdere la vita per il Covid sono in maggior misura ultrasessantenni soprattutto se con patologie concomitanti come il diabete e problemi polmonari o cardiaci. I giovani devono tutelarli con i comportamenti, lo prendano come un modo di restituire qualcosa ai più anziani: per la fortuna di vivere un’epoca senza conflitti bellici, con sistemi sanitari e solidaristici avanzati…”.

(Il Riformista)

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